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Una soluzione razionale

Regia di Jörgen Bergmark vedi scheda film

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La recensione su Una soluzione razionale

di FilmTv Rivista
8 stelle

Due coppie a un tavolo. Due amici e colleghi di lavoro, e le loro mogli. Non proprio affettuosamente. Sono alla ricerca di una via d’uscita adulta al più classico degli incidenti di percorso delle unioni di solida tenuta (almeno, temporale): il tradimento. A tenere il gioco a questo difficilissimo banco è il barbuto Erland, che anima pure un corso di comunicazione – verrebbe da dire “post-matrimoniale” – nella chiesa pentecostale di una linda cittadina svedese. Gli adulteri Erland e Karin si “riaccendono” di passione l’uno per l’altra. Decidono di confessarlo ai partner, la bionda May e il taciturno Sven-Erik. Erland, poi, chiede a tutti loro di affrontare il problema convivendo. E seguendo regole fatte per essere infrante. In questo “quadro svedese” (come si direbbe in una sexycommedia all’italiana), però, non c’è niente di ridanciano. Il film di Jörgen Bergmark (già sceneggiatore di Kitchen Stories) rievoca solo da lontano gli interni da stillicidio del quasi omonimo Bergman. Anche se Pernilla August, nel ruolo di Karin, è una presenza omaggio a Con le migliori intenzioni. Non è un serioso melodramma borghese, qui i due mariti si rincorrono sui go-kart. È più un esercizio filosofico di speculazione sul tempo. Nella prima parte se ne dà la tesi, ossia la domanda su cosa fortifichi un cammino comune di vita (citando, come esempio negativo, lo pseudo amore romantico spacciato da Hollywood); l’antitesi è il “problema” (o “scandalo”, in termini religiosi) che innesca le differenti reazioni del quartetto a questo paradossale esperimento d’amore fraterno: un po’ cristianesimo delle origini, un po’ nostalgia da comune hippie. La sintesi? L’amore fa male, come dice il classicone di Roy Orbison (e Cher, tra gli altri) coverizzato sui titoli di coda. Una ballata che ha lo stesso battito cardiaco del film, sospeso in quadri fissi, mai illuminati a pieno, privi di ricatti: il passo lento di cuori, tutti, a modo loro, coscienti di esser bruciati (e rinati) per amore. Altro che nonchalance alla nordica.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 36 del 2009

Autore: Raffaella Giancristofaro

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