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Ho ucciso mia madre

Regia di Xavier Dolan vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Ho ucciso mia madre

di alan smithee
8 stelle

Rinnegare è un po'  come ammazzare: in quel senso, solo concettuale ma non meno teoricamente e moralmente delittuoso, Hubert elimina sua madre: dalla sua vita confusa e caotica di sedicenne tutto fremiti, ribellione e dubbi, incognite sessuali e tentativi si scoprire le proprie attitudini artistiche, le proprie capacità ed interessi. Per questo a scuola, in un lavoro che dovrebbe coinvolgere o avere per riferimento un suo genitore, il ragazzo rivela alla sua insegnante che suo padre si è allontanato da tempo da casa (e fin qui tutto vero), ma pure che sua madre è morta e che per tale motivo egli dovrà spostare il centro delle sue tematiche su un'altra persona. Esordio brillante, disinvolto, ma pure serio nelle argomentazioni che riflettono un disagio che sfocia nella mancata accettazione di se stessi, J'ai tue' ma mere segna la nascita di un autore sensibile, ispirato, che conosce i problemi esistenziali probabilmente perché li sta vivendo su se stesso. E rappresenta alla perfezione due persone che non possono volersi male, ma che pure si detestano perché troppo diverse, per carattere ed età, per poter instaurare un'intesa che li aiuti ad affrontare la sostanziale solitudine che li circonda. Poi il venire a conoscenza, da parte di una madre in fondo sola, di attitudini sessuali rivolte verso il proprio sesso, o peggio che il proprio figlio va dicendo di essere orfano, dispongono al peggio un rapporto tra due persone che si cercano ma finiscono per allontanarsi. Musiche di sottofondo suadenti e di grande effetto, con riprese al rallenti per nulla fastidiose che si alternano a sceneggiate irose di un figlio disperato che cerca delle soluzioni ma trova solo ostacoli insormontabili, incomunicabilità e scontri che si accendono come fuoco sulla paglia per motivi spesso futili o banali. Curato nei dettagli, con inquadrature che puntano dritte a singoli parti del corpo per accentuare i disagi esistenziali espressi efficacemente da un linguaggio del corpo da cui trapela soprattutto insicurezza, da situazioni a volte anche involontariamente divertenti o buffe che portano alla crisi e alla inconciliabilita', l'opera prima di Dolan è anche un tripudio di colori che si mischiano come in un'orgia di sensazioni, contrastanti, magari anche piacevoli, ma confuse: siano essi i colori della pittura spruzzata per emulare il lavoro di Pollock da Hubert  dal suo compagno coetaneo, siano essi i rigogliosi colori autunnali di una boscaglia canadese che, forse, alla fine, finisce per far da sfondo ad una tregua ragionata tra due contendenti che, nonostante tutto,  non possono escludersi l'uno dall'altra.

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