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Mad Bomber l'uomo sputato dall'inferno

Regia di Bert I. Gordon vedi scheda film

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La recensione su Mad Bomber l'uomo sputato dall'inferno

di moonlightrosso
7 stelle

Due maniaci...doppia dose di violenza!!

Los Angeles. Un folle bombarolo terrorizza l'intera città piazzando i suoi ordigni nei posti più indifesi come scuole e ospedali, causando inutili stragi di innocenti. Nel frattempo un violentatore di giovani donne è ricercato dal commissario Blake in quanto unico uomo in grado di riconoscerlo. I due mostri si sono infatti casualmente incrociati nel ripostiglio di una clinica psichiatrica; mentre il maniaco abusava di una giovane demente sordomuta (poi gettatasi da un cornicione per la vergogna tenendo in braccio la sua inseparabile bambola di pezza), il dinamitardo si preoccupava di posizionare all'interno della struttura una delle sue micidiali cariche esplosive.

Da un plot del genere del quale ovviamente preferisco non proseguire ulteriormente non poteva altro che derivare un film dall'elevatissimo tasso di ultraviolenza.

Il grande Bert I. Gordon, che non delude certo le nostre aspettative, ci regala infatti un prodotto sicuramente imperdibile per tutti noi amanti del weird e dello strange.

Le numerose assurdità, i dialoghi ingenui e il movente a dir poco risibile delle azioni del dinamitardo (che vorrebbe punire il mondo per vendicare la morte della figlia precipitata nella morsa della droga (sic!)) finiscono per scolorire a elementi secondari e assolutamente irrilevanti davanti a un ritmo sostenutissimo con eccellente tenuta della suspence; a effetti speciali ben realizzati nel loro voluto fastidioso splatter e a quella fotografia livida e un po' sgranata, ideale per l'atmosfera decisamente malata a cornice dell'intera vicenda. Tutto ciò grazie all'abilità di Gordon che si fa migliore interprete dei reali "desiderata" del pubblico dei "drive in" e dei loro corrispondenti italici cinemini di terza visione ai quali questo film è formalmente indirizzato ma anche a tutti quei cinefili raffinati e snob che, stufi dei noiosissimi e spocchiosissimi cineclubs,  amavano mimetizzarsi nei pulciai di periferia.

Efficacissimi gli interpreti. Il gigantesco ex giocatore di baseball Chuck Connors (utilizzato anche dal nostro cinema minore) dall'andatura goffa e claudicante alla Frankenstein è il folle William Dorn, che attanaglia un'intera città con i suoi terribili ordigni artigianali per il suo strampalato desiderio di vendetta che, come si è detto, c'entrerebbe con le bombe come i cavoli a merenda (ma a noi va bene così!).

Un immenso Neville Brand (non ancora approdato al delirio assoluto dell'albergatore pazzo di "Quel motel vicino alla palude" (1976)) è il sadico stupratore che si nasconde dietro la facciata squisitamente americana del maritino affettuoso e del buon padre di famiglia. Figura quanto mai odiosa e laida ama trascorrere il tempo libero nella piccola depandance della sua anonima villetta fuori porta per masturbarsi davanti alle foto scattate alla sua compiacente e altrettanto lasciva consorte. Ne riveste la parte un'ottima Ilona Wilson (futura vigliacca seduttrice nel mitico "Drum l'ultimo Mandingo" (1976)), la quale, dietro gli occhiali e l'aria da casalinga dimessa, sfoggia in dette foto nudi integrali da viziosa pin-up veramente notevoli.

Nota positiva anche per Christina Hart nei panni di una delle vittime del mostro violentatore, che per l'occasione diventa anche assassino. Dopo essere stata denudata e picchiata, si renderà protagonista di una lunga e inutile fuga (ripresa paro paro dal grande Sergio Martino nel suo "I corpi presentano tracce di violenza carnale" (1973)), prima di essere barbaramente e sadicamente strangolata.

Sottotono a mio parere Vince Edwards, nel ruolo del commissario Blake, il quale conferma un'anonima e onesta carriera divisa tra cinema e televisione, mai puntellata da successi veramente significativi.

In definitiva "Mad-Bomber, l'uomo sputato dall'inferno" rimane un film da recuperare nel modo più reciso e assoluto, quale uno dei migliori esempi del sottofilone dei "moralizzatori psicopatici" e da avvicinare all'ingiustamente dimenticato "Troppo nude per vivere" (1975) di John Peyser, oggi purtroppo invisibile in lingua italiana.

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