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Il mio amico Eric

Regia di Ken Loach vedi scheda film

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La recensione su Il mio amico Eric

di Stuntman Miglio
8 stelle

E chi non lo vorrebbe un amico come Eric Cantona? Piacerebbe anche a me che il calcio ho smesso di seguirlo a 15 anni. Mi viene in mente Christian Slater che in "Una vita al massimo" di Tony Scott (peraltro grandissimo film), si ritrova a chiedere consiglio ad un Elvis immaginario. Non sono tanto i successi sportivi o musicali a far scattare la molla dell'adulazione, è una questione di carisma. Quello vero, che trasuda da ogni frase o gesto. Laverty e Loach trovano il loro trascinatore nel celebre attaccante del Manchester United e lo affiancano al tipico personaggio del loro cinema più drammatico e sociale. Un postino di mezza età, pieno di rimpianti ed insoddisfatto, con due matrimoni falliti alle spalle, una figlia ragazza-madre e due figliastri in balia di un delinquente locale. Il contesto ovviamente è quello della classe operaia e tutto sembra andare per il peggio quando all'improvviso si materializza l'eroe francese. Proiezione del subconscio? Angelo custode? Inutile chiedersi come o perché, fatto sta che proprio Cantona inizierà ad instillare nel malcapitato protagonista il germoglio della seconda occasione. Fiducia in sé stessi e nelle persone che ti vogliono bene, attraverso metafore calcistiche e non. Uno splendido film, toccante e gioioso, percorso da un ottimismo confortante. Una sorta di favola proletaria in cui, una volta tanto, c'è spazio anche per il lieto fine. Per Loach, una piacevole deviazione dall'usuale missione d'impegno civile, sebbene le tematiche a lui care siano comunque ben presenti anche qui. Famiglie disfunzionali, precariato, connivenza criminale ma anche voglia di ricominciare, il fumo e l'alcol dei pub, le scorribande con i compagni. Tutto senza fronzoli, con il giusto bilanciamento fra humor e tensione, recitato dall'immancabile schiera di facce britanniche lontane da qualsiasi divismo. Per quanto concerne invece la guest star d'oltralpe, oltre al fatto di dimostrarsi perfettamente a suo agio di fronte alla macchina da presa, il rimando per eccellenza va alla breve sequenza sui titoli di coda. Personaggi come questo non abitano più qui. Altro che Cassano e Balotelli.

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