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L'estate d'inverno

Regia di Davide Sibaldi vedi scheda film

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La recensione su L'estate d'inverno

di OGM
8 stelle

Teatro nel cinema. L’esordiente Davide Sibaldi firma una produzione indipendente che vede due affermati interpreti del palcoscenico, Pia Lanciotti e Fausto Cabra, alle prese con un dramma a due sole voci, chiuso dentro una camera d’albergo, eppure pieno del dolore di tutta una vita. Le esistenze dei  protagonisti , la prostituta trentottenne Lulù ed il ventenne Christian, si confrontano in un gioco di bugie, confessioni e reciproche accuse, in cui, lentamente, l’iniziale cinismo tra estranei si dissolve, per fare affiorare le rispettive debolezze. Le loro interiorità si aprono a squarci, le risposte irrompono violentemente sulla scena precedendo le domande, e il quadro della verità si compone, pezzo dopo pezzo, fino a diventare l’immagine di una sofferenza troppo grande per essere abbracciata con lo sguardo. Alla conoscenza si perviene compiendo un massacro, che trasforma l’incontro casuale e passeggero in un momento cruciale, l’ultimo anello di una lunga catena di eventi che solo allora, in quel luogo e in quella circostanza, tramite il polemico confronto tra due esperienze, trova finalmente la sua chiave di lettura. La donna e il ragazzo sono individui alla deriva, che capitano lì, in quell’anonimo angolo di mondo,  al termine del loro vagabondaggio: un cammino che, sino a quel punto, è stato come scrivere e cancellare, riempire la pagina e poi strapparla. Un ricominciare daccapo che impedisce di costruirsi un passato e quindi di crescere, come normalmente avviene,  a suon di rimorsi, rimpianti e ripensamenti. L’immaturità affettiva rimane nascosta sotto la spessa coltre della rimozione. Per Christian  ciò significa  sparire e non rispondere al telefonino, per Lulù si tratta, invece, di molto di più: di un’abitudine coltivata nel tempo, che azzera la memoria e la fa vivere, senza pensare al futuro, immobilizzata in un eterno presente. La stanza dell’hotel è la scatola insonorizzata in cui si è rifugiata da anni, esorcizzando nell’amore mercenario l’incapacità di offrire e ricevere amore vero. Qui, una sera, viene catturata da qualcuno che in lei si può specchiare, che, istintivamente, la trattiene con sé, col pretesto di un gioco che nasconde un profondo bisogno: Christian è un giovane cacciatore che, inconsapevolmente, decide di farla preda per potersi salvare dai propri errori. Sentimento ed abbandono sono gli argomenti di un dialogo maieutico, un interrogatorio incrociato che aggredisce col dubbio entrambe le parti e, in questo modo, fa scuola. La reticente ed ombrosa corazza del noir si gonfia di tensione psicologica, ed infine deflagra in una triste tempesta di luce, in cui mettersi a nudo è una sadica tortura, un autentico horror dell’anima,  però tutto accade, romanticamente, a fin di bene.

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