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High Life

Regia di Gary Yates vedi scheda film

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La recensione su High Life

di Maciknight
7 stelle

E’ un film folle, se questa espressione può avere un senso positivo. La trama sembra scaturita dal desiderio di scrivere una commedia su un gruppo scalcinato di amici, ma con piglio grottesco, paradossale, anche sfrontato e senza remore, con un senso dello humor tipicamente anglosassone ...

E’ un film folle, se questa espressione può avere un senso positivo. La trama sembra scaturita dal desiderio di scrivere una commedia su un gruppo scalcinato di amici, ma con piglio grottesco, paradossale, anche sfrontato e senza remore, con un senso dello humor tipicamente anglosassone (la produzione è pur sempre canadese”), ma con cinismo e crudo realismo, che sfocia parzialmente in tragedia. Drammaticità però sempre stemperata dalla leggerezza con cui i protagonisti sembra affrontino ogni circostanza della vita, che non è certamente frutto di evoluzione spirituale ed acquisizione di consapevolezza, ma del fatto che sono tutti drogati, a stadi diversi di intossicazione e combustione neuronale, per cui l’attività sinaptica è gravemente compromessa. Rimane però in alcuni di loro la dolcezza dell’approccio alla vita, la loro sensibilità e fragilità, il loro modesto ed a volte inopportuno sfoggio di fierezza e senso della sfida e del rischio, che però nelle loro condizioni non sono certo in grado di valutare correttamente. C’è un’eccezione, uno dei protagonisti infatti è estremamente aggressivo e burbero, perfettamente interpretato da Stephen Eric McIntyre, con un’espressione del volto che è più efficace di mille parole.

Un tratto saliente, direi peculiare, in quanto contraddistingue il film e rimane impresso nello spettatore, è la generosità con cui gli sceneggiatori hanno voluto tributare al pubblico continui sorrisi da parte di un paio di protagonisti (tutto il cast è in stato di grazia, perfettamente “entrato” nella parte), sorrisi a volte intelligenti, più spesso ebeti, segnale di qualche attività neuronale residua, non necessariamente connessa alla realtà ed al contesto in cui “operano”.

Brillanti alcune scene in cui alcuni dei protagonisti “tossici”, paradossalmente quelli che si ritenevano più fragili e quindi a rischio di essere spacciati, se la cavano intelligentemente e fortunosamente in circostanze avverse, nelle quali riuscire a cavarsela sarebbe stato impresa arduo anche per un superdotato intellettualmente. Il film scorre argutamente fino alla fine con un appropriato “dosaggio” di tutti gli ingredienti narrativi, numerosi peraltro, con alcuni colpi di scena e sequenze di tensione. Un film più che sufficiente, volutamente breve (80 minuti) per renderlo maggiormente accettabile nel suo impatto culturale sullo spettatore. Da rilevare che essendo una produzione canadese merita un plauso particolare, perché raramente riescono a produrre film apprezzabili.

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