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I Love You

Regia di Marco Ferreri vedi scheda film

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La recensione su I Love You

di Peppe Comune
7 stelle

Michel (Christopher Lambert) un giorno trova per caso un piccolo portachiavi che ha la forma di una bella faccina e che rispode a un fischio con la frase I love you. L'uomo d'apprima ne rimane semplicemente colpito ma poi la sua ossessione per quell'oggetto arriva al punto da alienargli ogni rapporto relazionare.

 

 

"I love you" è un piccolo gioiello misconosciuto della filmografia di Marco Ferreri che con questo film scrive un'altra tappa della sua particolare e irriverente disamina sullo stato mentale dell'uomo nella società dominata dal culto dell'immagine. "Io non faccio altro che registrare l'incomunicabilità tra l'uomo e la donna", diceva Ferreri al tempo della lavorazione del film e, in ottemperanza al suo dichiarato intento, porta la rappresentazione della reificazione dei rapporti umani a un tale livello evolutivo che a Michel sembra assai naturale trovare in un semplice portachiavi la possibilità di affrancarsi da tutte le incombenze che i rapporti relazionari comportano. Michel è il tipo d'uomo del tutto incapace di prendersi delle responsabilità, un uomo affascinante e inaffidabile a cui le donne si concedono con relativa facilità. Ma è il dare dopo aver ricevuto che gli fa difetto ed è per questo che si innamora di un oggetto che è il riflesso perfetto di ciò che idealmente lui vorrebbe da una donna: la devozione incondizionata. Immerso totalmente nei tempi della vacuità consumista (lavora in un'agenzia di viaggi ubicata in un centro commerciale), Michel assurge a simbolo d'uomo che può accettare favorevolmente il fatto di surrogare in una semplice frase prodotta da un oggetto tutto un corollario di gesti relazionari che il monotono reiterarsi senza coinvolgimento emotivo ha reso noiosi e svuotati di ogni contenuto affettivo. Quella bella faccina dalla voce saudente diventa il simulacro di una relazione amorosa che Michel accetta con la naturalezza di chi riflette in sè i segni di un tempo che ha subordinato l'uomo all'ideologia consumista, che considera l'oggetto un fine e non un mezzo. Ma dietro ogni ossessione si produce una dipendenza e quindi l'ira quando ci si avvede che non c'è reciprocità nel darsi totalmente, quando il portachiavi risponde I love you ad altri fischi. E' a questo punto che si crea una sorta di continuità ideale con "Dillinger è morto" quasi all'insegna del dove eravamo rimasti e se "I love You" non arriva alla sua completezza formale e di contenuti, ha nella forza simbolica degli oggetti quell'assunto concettuale di base che lo accomuna al capolavoro Ferreriano. Mentre passano le immagini di Glauco che uccide la moglie con quella pistola giocattolo trovata per caso rovistando in cucina, Michel rompe il portachiavi come per emanciparsi dalle necessità indotte dalla società dei consumi. Michel si identifica con Glauco e come lui fugge verso il mare. Ma mentre Glauco riuscirà a salire su un veliero che prende il largo e quindi a lasciarsi tutto alle spalle, Michel non riesce in questo intento, rimane in acqua mentre il suo veliero si allontana. Evidentemente in quel finale c'è tutto il pessimismo di Ferreri che a quasi vent'anni di distanza crede ancora di meno sulle possibilità rigenerative dell'uomo.

 

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