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Outlander. L'ultimo vichingo

Regia di Howard McCain vedi scheda film

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La recensione su Outlander. L'ultimo vichingo

di mc 5
6 stelle

Questa estate cinematografica non è poi così diversa da quelle che l'hanno preceduta, nel senso che è poverissima di offerte, con città che vedono gran parte delle sale chiuse per ferie. Le multisale? Non scherziamo per favore, quelle hanno da spremere "Transformer", che è una manna per gli esercenti in tempi di magra come questi e che tra poche settimane passerà le consegne ad Harry Potter. Eppure qualche curiosa variante c'è: qualcuno si sarà accorto del grande assente, gli horror estivi, quelle pellicole di solito risalenti a due o tre anni fa, per lo più di durata attorno agli 85 minuti, e che sono state ripescate chissà dove e chissà perchè. La tendenza pare quest'anno sostituire quelle schifezze con ciarpame ancora peggiore: mi riferisco alle odiose e insopportabili commedie americane a base di flirt, cheerleader, playboy, playmate,   ed altre soluzioni sciagurate. Insomma, roba da farci rimpiangere gli horror coreani con le bambine pallide che infestano le case maledette. Eppure, in mezzo a questo deserto, può capitare d'assistere all'uscita (peraltro in cospicuo numero di copie) di questo bizzarro ed anomalo "Outlander". E proprio la curiosità per un soggetto così insolito è stata l'unica molla, assieme da una totale mancanza di alternative, che mi ha spinto alla visione di un film che non è che mi facesse fremere dalle aspettative, trattandosi di un apparente mix di fantasy e mitologico, generi che solitamente tendo ad evitare. Devo dire che non c'è stata alcuna delusione, il film è onesto e funziona discretamente, pur non essendo memorabile e non superando la sufficienza di un prodotto di intrattenimento di media fattura. Insomma, va benissimo per spendere due ore in una afosa serata estiva, senza peraltro molte alternative. Già qualcuno in rete vorrebbe -date le particolarità di sceneggiatura che esporrò più avanti- attribuirgli lo status di cult: beh, non mi sembra il caso di sopravvalutare un film evidentemente piuttosto modesto se non addirittura derivativo. Infatti gli autori (in pratica il regista-sceneggiatore Howard McCain) hanno inserito una novità che, a seconda dei punti di vista, può essere giudicata così ardita ed originale da rendere il film interessante, oppure può essere ritenuto come un espediente ridicolo e bislacco. Cioè praticamente il film è ambientato nella Norvegia del 709 D.C., ma vede protagonisti un eroe solitario (Kainan) e un orrendo mostro (Morween), entrambi provenienti dal futuro attraverso un'astronave che, in seguito ad un'avaria, è precipitata in una vallata. Interessante? Ridicolo? Fate un pò voi. Anche perchè poi il nostro eroe, una volta uscito dall'astronave, deve scontrarsi col mostro di cui è acerrimo oppositore, ma deve anche combattere la diffidenza e il tipico disprezzo verso "lo straniero" da parte dei fieri vichinghi locali. E il buon Kainan, pur straniero in terra straniera, non si perde d'animo e ce la mette tutta per conquistare la fiducia dei baldanzosi vichinghi, i quali smetteranno di osteggiarlo quando si renderanno conto che l'importante è fare fronte comune contro il fottuto lucertolone, a tratti così illuminato da sembrare un albero di natale, e che a me ha ricordato tanto un analogo mostro di un vecchio film intitolato "Relics". Come si può intuire, nonostante gli sforzi inventivi degli autori, non è lo script il principale argomento di interesse di questa pellicola. Fondamentali intanto le suggestive location, con alcuni panorami naturali davvero belli...anche se va detto che c'è un trucco: il film infatti è girato in Canada, quindi i sorprendenti sfondi naturali non appartengono affatto alla Norvegia, ammesso e non concesso che questo dettaglio possa interessare a qualcuno. (Ho voluto puntualizzare questo dato perchè, personalmente, tanto per dire, quando vedo un inseguimento in auto per le strade di Los Angeles e poi scopro che in realtà quel set è a Toronto, beh, mi sento sempre un pò ingannato in questi casi, è più forte di me...). Da segnalare anche la generosità del regista nell'insistere sui dettagli splatter e gore per stomaci forti (e questo potrebbe attirare il pubblico giovane consumatore compulsivo di popcorn movies). E poi va segnalato un buon cast, con qualche doverosa annotazione. Intanto il protagonista è perfetto, con le sembianze di Jim Caviezel, attore navigato e di talento indiscutibile, che si muove a suo agio e si esprime con intensità perfino nelle vesti di un personaggio dai contorni piuttosto improbabili. La sceneggiatura gli mette a fianco uno dei "nuovi belli" di Hollywood, Jack Huston (cognome altisonante, e infatti la zia si chiama Anjelica...). E per ultimi due attori sui quali vorrei spendere qualche parola in più. Intanto, uno dei miei favoriti da sempre, il grandissimo Ron Perlman: attore che la natura ha dotato di un viso dai tratti quasi scimmieschi rendendolo sotto questo profilo davvero unico. Ma al di là di questa sua "maschera" Perlman è attore di talento e molti lo ricorderanno ancora nelle vesti del monaco deforme Salvatore ne "Il nome della rosa". Qui appare in scena per una manciata di minuti, ma il suo mostruoso indimenticabile faccione lascia il segno anche stavolta. Ed infine una nota (perplessa?) sul leggendario John Hurt, attore di solida formazione teatrale shakespeariana. Costui è attore del calibro di un Sir Laurence Olivier, dunque un supremo Maestro della recitazione; e allora credo siamo in molti a chiederci il perchè da anni Hurt non imbrocca un film. O, per meglio dire, mortifica la sua eccellenza artistica partecipando spesso a filmetti tutto sommato dimenticabili. Possibile che una gloria del teatro inglese come lui abbia perso ogni orgoglio? Prima ho usato il termine "derivativo". E qui non solo lo confermo, ma aggiungo che secondo diversi recensori proprio in questo risiede uno dei principali limiti del film. Un frullato in cui si percepiscono forse troppi sapori quando non addirittura citazioni. E la lista è lunga: Beowulf, Il Pianeta delle Scimmie, Alien, Predator, Startrek, La Cosa... Inoltre, chi si intende di videogames (io assolutamente no!) sostiene che anche da quel settore si è pescato parecchio. Ma adesso, come elemento positivo, bisogna riconoscere che le sequenze in cui Kainan ricorda il proprio passato sono molto belle, elaborate e suggestive. Concludendo. Il film presenta parecchie ingenuità e non è certo memorabile. Ma ha dalla sua una onestà di fondo che va comunque segnalata: quella di non apparire affatto pretenzioso. In piena estate è una proposta decente.
Voto: 6 e 1/2

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