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Copia conforme

Regia di Abbas Kiarostami vedi scheda film

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La recensione su Copia conforme

di giancarlo visitilli
8 stelle

Una sorta di Viaggio in Italia firmato dal regista ch’é padre della rinascita internazionale del cinema iraniano, Abbas Kiarostami, pensando ad Antonioni. Infatti, l’incomunicabilità e l’amore sono forse le vere copie conformi del film, in cui si incontrano e scontrano uno scrittore inglese, impegnato in un tour promozionale per presentare il suo libro, che tratta dell’originale e della copia nell’arte, e una donna, incontrata in Toscana, durante una delle sue presentazioni, una gallerista di origine francese che si è stabilita in Italia. Con la donna, che ha un figlio che cresce da sola e un marito sempre assente, inizia un peregrinare di poche ore, fatto di dialoghi e comunanza di interessi, finché, un caso fortuito di un equivoco, vuole che i due giochino ad essere marito e moglie.

Il film è girato in una splendida Toscana, fotografata ed egregiamente illuminata da Luca Bigazzi: si tratta della prima produzione, per Kiarostami, al di là della sua terra d’origine.

Durante la prima parte del film si fa un po’ di fatica, dopo il lungo prologo, ad entrare nel vivo della storia. Tutto sembra complicarsi, in realtà è da quel momento che il film riprende ordine, quando i due protagonisti sono in un bar e, approfittando dell’assenza di lui, la banconista del bar s’intrufola letteralmente nella vita dei due, dialogando con lei.  

E’ un cinema della parola e del silenzio quello che ci presenta il maestro iraniano, con questo suo film, capace di offrire pillole di saggezza sulla verità e la menzogna, l’autenticità e la falsità, l’amore e la sua abitudine. Kiarostami cambia spesso le carte in tavola, dirigendo due bravissimi attori, Juliette Binoche e William Shimell, e spostando continuamente i loro ruoli e punti di vista, attorno alle location di una magnifica terra, ma senza necessariamente farsi paladino del turismo, in nome e in tutela di qualche Film Commission. Anzi, della Toscana ci racconta la parte quotidiana, fatta di donne con i ferri e bimbi che giocano al pallone fra le strettissime stradine medievali, evitando i monumenti in campo lungo e addossandosi sul primo piano di un paese bellissimo come Lucignano. Anche i luoghi non rendono palese dov’è la realtà e dove la finzione. Alla fine, quel che rimane è la malinconia del dubbio, non solo in amore, la volatilità dei sentimenti, nonostante l’estetica dei manufatti (rossetto e orecchini), il problema rimane. Lo afferma anche la Binoche, a chiare lettere: “Il problema è che tu non mi vedi. Mentre io mi accorgo subito perfino se hai cambiato profumo”. Non avviene così ogni giorno fra lui e lei?

Per ciò, onore al merito ad un regista settantenne, ineccepibile nel raccontare la copia conforme dell’amore. Al giorno d’oggi, meglio di chiunque ha la pretesa di raccontare la nostra vita.

Giancarlo Visitilli

 

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