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Agente Smart. Casino totale

Regia di Peter Segal vedi scheda film

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La recensione su Agente Smart. Casino totale

di mc 5
6 stelle

Per diversi anni l'emittente televisiva "La 7" ha meritoriamente proposto una vecchia serie di telefilm prodotta negli anni '60 e nata dall'infallibile genio umoristico di Mel Brooks. Si tratta di "Get Smart", di cui purtroppo ho avuto modo di vedere solo un paio di episodi. Di Mel Brooks chiunque sia sincero appassionato di cinema penso possa dire soltanto bene. Con un unico rammarico: che la sua conoscenza della comicità e della satira italiana siano purtroppo limitate, se è vero che il suo umorista italiano di riferimento è quella nullità catodica che si chiama Ezio Greggio. Quei vecchi telefilm proponevano una esilarante parodia che scardinava tutti i luoghi comuni sulle avventure di ogni agente segreto, a partire ovviamente dal più popolare in assoluto, James Bond. Il tipo di comicità che ispirava quella serie, come pure il rifacimento attuale, derivava dal genio di Peter Sellers con il suo impagabile Clouseau. L'idea di base è quella, nell'ambito di una sfida estrema tra l'agenzia americana Control e l'organizzazione terroristica Caos, di sostituire il classico agente segreto indistruttibile con un imbranato e maldestro inetto di nome Smart. Il film funziona egregiamente, con un accumulo incontenibile di gag ed azzeccate invenzioni umoristiche. Ma ci sono due ordini di critiche che devo formulare nei confronti di questa pellicola, in parte oggettive e in parte legate a mie valutazioni personali. Riflettiamo: James Bond, quello classico impersonato da Sean Connery, è già lontanissimo nel tempo, appartiene ormai all'archeologia del cinema, ora abbiamo un Bond completamente differente. E dunque proporre oggi una parodia di un qualcosa già di per sè invecchiatissimo, è operazione che suona inesorabilmente datata. Infatti, nonostante qualche tentativo di attualizzazione, il senso complessivo (estetico e di contenuti) appare vagamente "vintage". Insomma, diciamocelo fuori dai denti: qui si sta parodizzando qualcosa che non c'è più. E questo teoricamente porta ad escludere un pò dall'operazione chi oggi è molto giovane e che, comunque, avrà una percezione limitata dell'umorismo che il film emana, conoscendone i modelli di riferimento solo per sentito dire. Fermo restando che il film mi ha divertito in più punti, ferma restando la ricchezza di situazioni paradossali esilaranti...devo però confessare che i due attori protagonisti non è che siano fra i miei favoriti, non mi hanno mai intrigato più di tanto. Steve Carell non è uno dei miei comici preferiti, trovo che quella sua "faccia un pò così" non sia facile da gestire, un pò incline alla monotonìa, forse troppo rigida e trattenuta: per fortuna che Steve qui almeno è servito da battute spesso efficaci. Quanto ad Anne Hathaway, beh, mi spiace dirlo ma non l'ho mai sopportata, con quel suo faccino da "liceale stronzetta che si atteggia a fotomodellina", eh no, per lei pollice verso anche in questo film. Un cenno al regista, Peter Segal, il quale deve aver fatto un piccolo miracolo, se consideriamo che i suoi film precedenti erano poco piu' che delle cazzatine (tipo: "50 volte il primo bacio"). Ma veniamo a una delle cose più sfiziose, cioè tutta una serie di ospiti e cammei più o meno illustri. Troviamo un misurato ma divertente James Caan nel ruolo del presidente Bush. Poi un depresso e malinconico Bill Murray. Ed infine due attori che, da sempre, letteralmente adoro: Terence Stamp e Alan Arkin (nel film rispettivamente il capo di "Caos" e il capo di "Control"). Su Stamp e sulla sua vita movimentata mi sono già soffermato recensendo "Wanted" e mi limiterò a dire che quei suoi due occhi di ghiaccio me li porto nel cuore. Quanto ad Arkin, lui rappresenta idealmente lo stupendo nonno che avrei sempre voluto avere (ma se ci penso, in effetti assomiglia vagamente a mio nonno buonanima). Film comico, ma non solo: le scene di inseguimenti e in generale d'azione sono efficaci e ben curate. E il tipo di comicità richiama spesso quella del famoso trio creativo "Zucker Abrahams e Zucker": per esempio la scena scatenata del ballo potrebbe tranquillamente avere come protagonista Leslie Nielsen anzichè Carell. In conclusione, un blockbuster costruito dosando sapientemente qualche vivace scena d'azione e tante gag spesso formidabili, e dunque realizzato per soddisfare il grande pubblico delle multisale. Ma alla fine, per chi non si accontenta di quel che passa il convento-majors, qualche perplessità rimane, sulla effettiva consistenza dell'opera a fronte di cotanto strombazzamento promozionale.
Voto: 6/7

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