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Nella rete del serial killer

Regia di Gregory Hoblit vedi scheda film

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La recensione su Nella rete del serial killer

di mc 5
8 stelle

La sensazione è quella d'aver visto un film di per sè nulla di eccezionale eppure un thriller efficace e realizzato con un certo mestiere. C'è anche chi lo ha massacrato, questo filmetto. A me invece non è affatto dispiaciuto. La vicenda è abbastanza scontata, come pure il "messaggio" che si vorrbbe allarmante ed inquietante, e invece (fermo restando che vi si parla di problemi veri) si tratta di concetti che ci sono assai noti da tempo. Dunque, abbiamo uno psicopatico (nella fattispecie uno scimunito di un nerd) che sceglie internet per pubblicizzare ed amplificare una serie di delitti (con annesse torture efferate) che egli infligge a malcapitati da lui pescati e rapiti qua e là in giro. Naturalmente costui è anche una specie di hacker, visto come riesce a spadroneggiare il mezzo a mò di "ghost", cioè senza mai farsi beccare dalla polizia speciale dell'FBI mobilitata alla sua caccia spasmodica. E qui si rende necessaria una breve parentesi. Nel film, la poliziotta protagonista che guida le indagini, dimostra di conoscere molto bene i meccanismi della "rete", e infatti sfoggia con disinvoltura una serie numerosa di vocaboli tecnici da far impallidire uno come me che della tecnologia internettiana è la negazione vivente più ignorante che c'è. Perchè dico questo? Perchè in rete ho letto che se da una parte è possibile che il killer "picchiatello" riesca a rendersi non rintracciabile (con sistemi sofisticati di furti di account che io non afferro) però pare non sia realistico che la polizia non riesca a bloccare gli accessi della gente al sito incriminato in cui vengono visualizzate le turpi uccisioni. Ora, io ho solo riportato questa "nota critica", astenendomi dall'entrare nel merito di una materia che mi è famigliare quanto il vino per un astemio. Anzi, faccio appello a chi conosce le meraviglie e i segreti di internet per verificare se quanto raccontato nel film è tecnicamente verosimile o meno. Il messaggio veicolato dalla pellicola oltre ad essere inquietante è reso suggestivo dalla personalità deviata del killer e dalle modalità scelte per divulgare le sue gesta. La faccenda funziona così: più aumentano gli accessi al sito, cioè più è la gente che gode morbosamente ad assistere da casa propria alle torture in streamin', proporzionalmente aumenta la velocità con cui il disgraziato viene giustiziato. Il senso di tutto questo sta nell'esaltazione da parte del killer nel sentirsi consapevole che milioni di occhi di cittadini americani nello stesso istante lo stanno osservando all'opera in tempo reale. E nel film la cosa che più disgusta non sono le torture (aberranti sì, ma non insistite gratuitamente più di tanto) quanto piuttosto che una moltitudine di americani, fregandosene bellamente degli appelli della polizia a disertare quel sito, al contrario lo bombardano di accessi (accelerando dunque, come spiegavo, la morte del soggetto torturato). A questo punto, non si può proprio non andare con la mente a quel quasi capolavoro di Haneke che è "Funny Games". Perchè là era ESATTAMENTE di questo che si parlava, cioè del rapporto di voyeurismo morboso che che il popolo americano ha con la violenza per immagini, e precisamente con lo SPETTACOLO della violenza. Sono temi che fanno riflettere. Chissà se davvero un pazzoide psicotico riuscisse a collocare in rete in diretta i suoi omicidi, se davvero ci sarebbe un boom di contatti facendo prevalere la curiosità sul disgusto. In parte già succede, anche se in forma differente, col fenomeno degli snuff movies che pure hanno un loro mercato benchè illegale. Almeno, anche se non è che sia di gran consolazione, credo che noi europei siamo un pò meno inclini (o sbaglio?) a questo ordine di depravate curiosità...Ma mi fermo qui con la mia sociologia spicciola: è un pò come parlare -sempre a proposito di tendenze della società americana- dell'industria più fiorente negli USA, quella della pornografia, in un Paese peraltro il cui Presidente si vanta di avere una linea diretta con Dio (!). Vabbè, scusate se mi sono dilungato, coprendomi forse di ridicolo, improvvisandomi sociologo da talk show: meglio tornare al nostro film. Che è realizzato con una certa sapienza, con personaggi piuttosto ben tratteggiati, con situazioni forse prevedibili nel loro dipanarsi, ma comunque espressione di una sceneggiatura non disprezzabile che ha il merito di costruire un clima di tensione in modo professionale ed efficace. Una tensione che -vorrei sottolinearlo- vira molto di più sul thriller che sull'horror, nel senso che le torture e il clima malsano non sono calcati oltre il lecito (per intenderci nessun delirio mistico/demenziale alla "Saw"), perchè poi quello che finisce per prevalere, come impatto sul pubblico, è l'aspetto tradizionale della cara, vecchia indagine poliziesca. Ho letto in rete, fra le varie (ingiustificate, per lo più) stroncature, una che testualmente diceva: "un thriller che vorrebbe essere horror ma non ne ha il coraggio". Chi ha steso queste righe crede probabilmente di aver espresso un concetto acuto e ficcante, e invece ha detto una sciocchezza: il regista ha SCELTO di realizzare un "thriller-poliziesco-psicologico" semi tradizionale con qualche tinta forte...tutto qui, dov'è il problema??? E meno male, dico io, molto meglio un thriller imperfetto che il solito ciarpame da fiera delle frattaglie! Se da una parte l'incedere dell'indagine poliziesca segue canoni tutto sommato consueti, c'è però un elemento fondamentale che fa assolutamente la differenza: la presenza della bravissima Diane Lane. Un'attrice che, data la non più giovane età, ha forse qualche problema a trovare oggi ruoli idonei, ma che qui è davvero perfetta in questo personaggio di poliziotta testarda e di donna coraggiosa che un lutto grave ha condannato ad una dolente malinconìa di fondo. Diciamo pure che la pellicola si regge per un buon 70% sulle spalle della sua performance.
In definitiva, un prodotto di intrattenimento per certi versi convenzionale e prevedibile, ma realizzato in modo accattivante e che si lascia seguire tutto sommato piacevolmente.
Voto: 7

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