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Il diario di Jack

Regia di Mike Binder vedi scheda film

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La recensione su Il diario di Jack

di mc 5
8 stelle

Davvero gradevole questo filmetto americano che sta circolando nelle sale senza clamore e senza alcuna promozione, nonostante veda come brillanti protagonisti un assorto e (volutamente) imbambolato Ben Affleck e una IMMENSAMENTE BELLA (anche brava, d'accordo...) Rebecca Romijn. Fatemi dire su di lei qualcosa da maschietto, per favore. Rebecca è (non ci piove) una delle 4 o 5 donne più belle del mondo e, a dispetto degli anni che passano impietosi, la sua suprema e statuaria avvenenza acquisisce sempre nuove sfumature, insomma ogni volta che la rivediamo al cinema ci sembra sempre più bella. E se la osserviamo in questa pellicola, per esempio mentre piange disperata (pentita amaramente per aver cornificato occasionalmente il marito il quale non sa farsene una ragione), con gli occhi arrossati e lo stupendo viso solcato dai lacrimoni, beh dobbiamo riconoscere che le doti espressive d'attrice non le difettano, e che le sue performance attoriali sono sempre più che dignitose. Anche se i suoi fans (me compreso) conservano il ricordo incancellabile di quella certa scena in "Femme Fatale" (di De Palma) che le conferì per sempre un'aura (come dire?) di "laica santità"...Dunque dicevamo di un Ben Affleck "perso" nei propri pensieri: infatti impersona un brillantissimo agente di spettacolo a cui non manca nulla per essere soddisfatto e che ad un certo punto della propria vita entra in crisi, e allora si fa un sacco di domande. Diciamo pure che l'ambiente che fa da sfondo e il materiale umano su cui la vicenda indaga non sono dei piu' gradevoli: tutti yuppies inseriti nel meccanismo del "dietro le quinte" dello show business, un microcosmo cinico su cui la brillante sceneggiatura esercita sapientemente la propria ironìa. Jack (Ben Affleck) percepisce un grosso senso di smarrimento interiore; dopo una vita spesa solo a sgomitare per affermarsi nel lavoro si chiede se tutto quello che fatto finora abbia un senso e, mentre si sta lambiccando in questa auto-analisi, gli piove sulla testa una tegola pesantissima: la moglie in lacrime gli confessa di averlo cornificato, seppure una sola volta e in un momento di debolezza. Jack a quel punto sbrocca definitivamente: decide che è il momento di prendere decisioni nuove e si interroga su cosa fare della propria vita. Intanto si iscrive ad uno strano corso propedeutico alla introspezione psicologica, al fine di conoscere da vicino la natura delle proprie inquietudini. Quasi una terapia, basata sul dare libero sfogo alle proprie pulsioni annotandole rigorosamente su un diario. Da sottolineare che il corso è tenuto da un docente davvero unico, che ha l'impagabile volto di John Cleese...ma abbandoniamo subito l'idea di evocare riferimenti ai Monty Python onde evitare pericolosi assalti di malinconica nostalgìa per qualcosa che non c'è più. Seppure il suo ruolo sia limitato ad un prezioso cammeo, l'adorabile Cleese riesce anche stavolta a mettere a segno la sua splendida verve tutta british. E' simpatico vederlo duettare verbalmente con Ben Affleck che è l'allievo più straniato e più svogliato del corso. Va poi detto che il diario "di corso" tenuto da Jack non è un diario qualsiasi: esso contiene anche alcune annotazioni su passaggi non proprio "trasparenti" della carriera lavorativa di Jack e del suo team di collaboratori. Ed ecco dunque che quel diario diventa oggetto del desiderio per chi vorrebbe utilizzarne il contenuto per fare carriera in ambito giornalistico, magari realizzandone un bello scoop sulle "magagne" professionali del buon Jack. E stroncargli -va da sè- la carriera. A questo punto la faccenda diventa complicata da raccontare, anche perchè entrano in ballo altri personaggi che ce l'hanno con Jack e che vorrebbero pestarlo a sangue (e infatti lo fanno!!). Non mancano poi bizzarri e divertenti inseguimenti per le strade di Chinatown, sempre alla ricerca del solito diario che scotta. A pensarci bene, non è così facile catalogare questa pellicola perchè non è una semplice commedia; diciamo che è una vicenda umana raccontata con stile leggero ma venato di malinconìa, e confezionata in forma di commedia tra il sofisticato e il noir, con l'aggiunta di un pizzichino di glamour. Il risultato finale è un prodotto piuttosto interessante ed originale, senza picchi esilaranti, ma capace di provocare il sorriso per 96 minuti. Da segnalare la presenza nel cast dello stesso regista (Mike Binder, sua anche la sceneggiatura) che fra l'altro si ritaglia il ruolo importante di un collega di Jack. E poi, a sorpresa, ho ritrovato in buona forma Gina Gershon, ormai conclamata icona-lesbo di Hollywood. A rendere ancor più insolita questa commedia si aggiungono alcune trovate tecniche del regista, tipo certe rapide carrellate da un luogo all'altro o anche l'inserimento di disegni animati. Questo film può piacere o non piacere (a me è piaciuto) ma una cosa va riconosciuta. In tempi di crisi di idee degli sceneggiatori americani che sfornano ormai solo commedie insulse e ripetitive, questa pellicola ha almeno il pregio di una discreta originalità.
Voto: 7

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