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Fa' la cosa sbagliata

Regia di Jonathan Levine vedi scheda film

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La recensione su Fa' la cosa sbagliata

di supadany
8 stelle

VOTO : 6/7.

Pellicola indipendente fresca e spigliata che inscena un rapporto anomalo tra un giovane pusher ed uno psicologo un po’ schizzato sullo sfondo di una New York che cambia (espliciti i riferimenti all’amministrazione di Rudolph Giuliani), così come i suoi abitanti, ma non in meglio.

Luke Shapiro è un giovane pusher (come tale ha tanti amici fittizi e nessuno reale), neo diplomato e pronto a trascorrere una noiosa estate afosa da solo prima di fare il grande salto con il college.

Nel frattempo i suoi genitori gli annunciano di avere tanti debiti (con un rischio sfratto incombente), lui cercherà di vendere più marijuana (girando per New York con un finto carretto del gelato) per aiutarli, conoscerà il significato della parola amore con Stephanie e continuerà a coltivare la sua particolare amicizia con il Dottor Jeffrey Squires (un trasandato Ben Kingsley) fatta di scambio di visioni.

Jonathan Levine confeziona un film abbastanza anomalo che inquadra un periodo di transizione nella maturazione proprio di tanti ragazzi inserendo alcuni elementi interessanti e definendoli con un’attenzione superiore alla media.

Non male il rapporto tra il Dottor ed il ragazzo dal quale emergono le divergenze tra le possibilità nelle mani dei giovani, per quanto alle prese con diverse problematiche, e le difficoltà degli adulti ad andare avanti anche quando avrebbero tutto per star bene (oltre al dottor anche il fallimento economico della famiglia del ragazzo, derivato, si intravede, da operazioni rischiosi).

Ancora meglio il rapporto tra il protagonista e Stephanie, con un’iniziazione amorosa che contiene tante peculiarità del sentimento, dalla felicità estrema della novità, alla curiosità per vedere cosa succede, alla delusione derivata dalla prima cocente delusione.

A fare da contraltare a questi aspetti positivi, non funziona al meglio la caratterizzazione dell’amore consumato tra il dottore e sua moglie (Famke Jensen poco incisiva in un ruolo senza profondità) e qualche passaggio non pare essenziale al messaggio (dietro ad un errore, ad una cosa sbagliata si può sempre trovare qualcosa di buono e la voglia di ricominciare con un nuovo spirito).

A condire l’insieme ci pensano poi alcuni dialoghi sboccati, riflessioni raramente banali, ed anche qualche idea visiva di supporto per caratterizzare alcuni momenti e con essi degli stati d’animo.

Grazie a tutto questo ne viene fuori un film disinvolto, lontano dall’essere travolgente (ma nemmeno lo vuole essere) e dotato di una sua anima.

Insomma un piccolo successo per niente annunciato.

Su Jonathan Levine

VOTO : 6/7.
Interessante il suo approccio nel trattare i temi che affronta, in più inserisce alcune trovate estetiche gustose.
Senza fare grandi cose dimostra di aver un piglio felice.

Su Ben Kingsley

VOTO : 6++.
Interpretazione sopra le righe ed eccentrica non facile da valutare.
Personalmente non mi ha fatto impazzire, ma il suo eclettismo qui è notevole.

Su Famke Janssen

VOTO : 5,5.
Ruolo sacrificato ed interpretazione che non lascia segno alcuno.

Su Josh Peck

VOTO : 6,5.
Volto che ben si presta ad un personaggio fuori dai soliti schemi.

Su Olivia Thirlby

VOTO : 6+.
Particolare.

Su Aaron Yoo

VOTO : 6.
Sacrificato nel contorno.

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