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All the Boys Love Mandy Lane

Regia di Jonathan Levine vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su All the Boys Love Mandy Lane

di alan smithee
6 stelle

Mandy cosi' bella, cosi' pura, cosi' innocente....
Nella solita desolata, infinita e pruriginosa periferia statunitense, Mandy e’ cosciente di essere la piu’ bella e desiderata teenager della sua comunita’. Viene costantemente corteggiata da giovani coetanei e ancor piu’ da ragazzi piu’ grandi, ognuno nel tentativo di conquistarla anche a costo di mettere a repentaglio la propria incolumita’ con bravate stupide e letali.
Dopo una di queste assurde disgrazie, consumatasi in occasione di un party alcoolico degenerato, in Mandy cambia qualcosa: la bionda angelica ragazza matura un sentimento che la spinge a difendersi con le proprie doti e la propria capacita’ di seduzione  dai continui attacchi testosteronici dei suoi sempre piu’ numerosi ed ingombranti spasimanti.
E cosi, passato un certo tempo dall'incidente, una gita apparentemente tranquilla con alcuni amici coetanei si trasforma in una violenta occasione perrivendicare, con un certo orgoglio e molta follia celata sino all'ultimo, la propria personalita’ di donna che e’ stufa di venir spogliata con gli occhi da ogni sguardo adorante e pruriginoso maschile da un lato, e da uno invidioso e critico da parte delle altre ragazze. A darle man forte il solo affezionato compagno che pare averla capita, non fosse che anche lui e’ in fondo spinto, come ogni altro, dalle stesse motivazioni e superficiali sentimenti nei riguardi di quella bellezza fin troppo folgorante.
Teen horror che parte un po' annaspando, poi sfrutta una certa tensione un po’ approssimativa e posticciache non si discosta dai molti cliché di genere, anche quando costruisce un finale che fa di tutto (inutilmente) per sorprendere; resta (e non e’ poca cosa) la conturbante presenza di una Amber Heard agli esordi assoluti, bellezza innocente e insieme malvagia che non si puo’ scordare, e che si riproporra’ (con ben altri esiti) solo qualche anno dopo col bellissimo ultimo horror del grande John Carpenter (The ward), dal quale il regista un po’ monocorde (almeno per quanto attiene l'horror, dato che con la commedia 50/50 il giovane cineasta e' apparso molto piu' a suo agio) dovrebbe con umilta’ cercare di assimilarne, almeno in via di massima, l’abile tecnica di regia e il sapientedosaggio di una tensione che qui spesso latita a vantaggio della prevedibilita’ e della routine.

 

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