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Kim

Regia di Victor Saville vedi scheda film

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La recensione su Kim

di FABIO1971
6 stelle

La voce fuori campo del narratore introduce la cornice storica ed ambientale da cui prende le mosse Kim, lussuosa e coloratissima versione cinematografica dell'omonimo, immortale romanzo di Rudyard Kipling (1901):
"Questa vicenda prende le mosse nel 1885, quando Alessandro III era zar di Russia e Vittoria d'Inghilterra imperatrice delle Indie. India: porta dell'Oriente, paese di sfarzo inarrivabile e di folklore esotico, perla dell'Asia, terra del misticismo e della realtà, la cui storia, intessuta delle avventure e degli intrighi del secolo scorso, appartiene già ad un passato leggendario, al romantico mondo di Rudyard Kipling, agli anni in cui l'uomo bianco era chiamato Sahib, agli anni dei tumulti e dei massacri. Casta contro casta, fede contro fede, a quell'epoca gli occhi di tutti erano volti alle montagne, da dove i predoni calavano a valle. Ad evitare eccidi un gruppo di uomini si era coalizzato, alcuni erano indigeni, altri inglesi. Dirigeva questo servizio segreto un certo colonnello Creighton: chiamava quel lavoro il "grande gioco" e molti che vi presero parte trovarono la morte. In quell'anno turbolento, nella città di Lahore, in una notte stellata, tra i tetti degli alloggi delle donne, celate agli occhi di tutti meno a quelli dei loro signori e padroni, si aggirava un ragazzo di nome Kim, un prodotto della strada, un orfanello che viveva della sua scaltrezza. Nato nella miseria, Kim era sempre pronto a rischiare il collo per una monetina o per un vero amico".
Kim (Dean Stockwell), figlio di un sergente delle truppe inglesi in India, diventa amico di Mahbub Ali (Erroll Flynn), mercante di cavalli al servizio dello spionaggio inglese che lo incarica di recapitare un prezioso messaggio al colonnello Creighton (Robert Douglas). Intraprende la sua missione in compagnia di un anziano santone tibetano (Paul Lukas): dopo essere finito in un collegio per orfani, salverà la vita a Mahbub Ali e, tra mille peripezie, diventerà, addestrato dallo scaltro Lurgan (Arnold Moss), un agente del controspionaggio. Scritto da Leon Gordon, Helen Deutsch e Richard Schayer, incorniciato dallo smagliante Technicolor del grande William V. Skall e dalle sontuose scenografie allestite da Cedric Gibbons e Hans Peters, Kim è uno spettacolo suggestivo e decoroso: pur senza mai raggiungere le vette, inavvicinabili, del capolavoro (con tutti i suoi difetti, filoimperialismo in primis) di Kipling, infatti, il film del britannico Saville si accosta con semplicità "hollywoodiana" alla vicenda del romanzo fornendone una rilettura dignitosa e coinvolgente. Svetta, tra i componenti del cast, la magnetica interpretazione di Arnold Moss nei panni di Lurgan (più della simpatia di un Erroll Flynn qui, tutto sommato, sprecato).

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