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Karl e Kristina

Regia di Jan Troell vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Karl e Kristina

di westernelectric
8 stelle

Ho visto recentemente questo film diretto con discrezione e leggerezza da Jan Troell, magistralmente interpretato da Liv Ulmann e Max von Sydow. Esso è incentrato su un difficile periodo della vita di una famiglia svedese di contadini nella seconda metà del 1800, la cui risorsa principale erano i propri allevamenti bovini e suini. La prima cosa che allo spettatore medio balza all'occhio è il rapporto mistico e spirituale con la terra madre, le lodi al buon Dio e una sorta di superstizione affinchè Lui stesso non venga bestemmiato nella mala sorte, soprattutto da parte di Kristina.  La progressiva diminuzione del reddito causava anche accese discussioni con il fratello di Karl, e così la terra promessa, l'America, entrava sempre più nella sua testa. Karl e Kristina sono convinti dopo alcune resistenze a lasciare la terra dove sono sempre vissuti per imbarcarsi, insieme ad altre famiglie disagiate, in un veliero che alla partenza risultava pieno zeppo. Iniziava così un estenuante, interminabile viaggio di mesi e mesi tra stenti, liti, tempeste, malattie, morti. L'America nel cuore, l'America come unica speranza.
Il ritmo del film è giustamente lento e restituisce l'idea della lentezza stessa delle loro azioni, dei loro pensieri, della loro vita apparentemente tranquilla. L'autentica tensione emotiva si concentra tutta nella seconda parte, quella del tormentatissimo viaggio e l'aspettativa di una vita più agiata.
Un tema affine a quello di un altro bel film svedese indipendente, "Joe Hill" (1971) in cui il protagonista, al suo arrivo nel Nuovo Mondo, si proclama tale lottando contro le autorità a suon di canzoni, facendo valere a fatica i nuovi diritti dei lavoratori ponendo le basi per l'organizzazione delle prime società sindacali.
Voto: 8
Humour -
Ritmo *
Impegno: ***
Tensione **
Erotismo *

Sulla colonna sonora

Essenziale ed impegnata al tempo stesso nel suo linguaggio politonale.

Su Jan Troell

Troell non sarà Bergman, ma ha il pregio di conferire leggerezza e spiritualità nel ritmo dell'azione, senza enfatizzare mai la drammaticità di certe situazioni.

Su Max Von Sydow

Grande come sempre.

Su Liv Ullmann

Grande, come sempre.

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