Regia di Roberto Faenza vedi scheda film
Un romanzone filmato, tratto da un testo ottocentesco (I vicerè di Federico De Roberto, 1894) e pregno di tutto il verismo e di quelle ambizioni socioantropologiche in nuce nell'opera originale. Da Verga a Visconti, con un'eleganza nelle immagini (ben slanciate sopra l'impianto da fiction tipico italico di questi anni) ed un distacco nella caratterizzazione dei personaggi non ai livelli del regista del Gattopardo e di Senso, ma ugualmente confezionata con una propensione quasi sadica verso la dilatazione dei tempi, verso la verbosità e l'osservazione dei protagonisti piuttosto che la loro descrizione. Formalmente è un lavoro dignitoso, impreziosito dalla buona prova di un Buzzanca ritrovato; nella sostanza è invece un discreto mattone (che acquista lievemente valore per la didascalia iniziale, che presenta l'opera di De Roberto come profetica rispetto al qualunquismo ed al trasformismo di oltre un secolo più tardi).
Metà '800, a Catania prosperano gli Uzeda, famiglia discendente dei vicerè di Spagna. Seguiamo la crescita del piccolo Consalvo, da bambino fino all'età adulta, e gli intrighi di famiglia visti dai suoi occhi.
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