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Onora il padre e la madre

Regia di Sidney Lumet vedi scheda film

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La recensione su Onora il padre e la madre

di mc 5
8 stelle

In tempi come questi un film come "Onora il padre e la madre" è una boccata d'aria pura che ti rigenera. E, soprattutto, segna il felice ritorno agli antichi splendori qualitativi del vecchio regista (84 anni!) Sidney Lumet, uno che ha davvero contribuito a fare la storia del Cinema dell'ultimo mezzo secolo. Ricordo quando, piccolissimo, vidi in tv il suo primo (eccellente) film, "La parola ai giurati", un classico. Lumet non si è mai piegato (o almeno non del tutto) alle logiche hollywoodiane conservando sempre intatta la sua dignità professionale caratterizzata da un encomiabile spirito artigianale. Certo, negli ultimi anni, il suo talento ha conosciuto alti e bassi, ma con questo film ha spazzato via ogni dubbio, incassando il plauso unanime della critica. E' bello andare al cinema e lasciarsi guidare da Lumet che ti racconta, come solo lui sa fare, guidato da quello spirito artigianale cui prima accennavo, una storia in cui emergono le qualità e i difetti del genere umano. Sono proprio curioso di vedere come andranno gli incassi di questo film, dato che è uscito in un buon numero di sale e multisale e con una discreta promozione. Il problema è che non so valutare il grado di "appeal" che una pellicola del genere possa esercitare su di un pubblico di massa, quello, per intenderci, che subisce acriticamente l'invasione del film di Verdone. Dopo i due fratelli di "Sogni e delitti" eccone altri due che si barcamenano alla ricerca di qualcosa che li faccia "svoltare" economicamente. E anche in questo caso la "svolta" passa attaverso l'organizzazione di un piano criminoso, con la differenza fondamentale che mentre nel film Alleniano tutto funziona alla perfezione (salvo i problemi successivi di coscienza), qui l'omicidio è la variante impazzita di un piano che prevedeva una semplice rapina. E possiamo aggiungere che, anche qui, troviamo un fratello determinato e freddo, e un altro molto piu' restìo, indeciso e fragile. Molto riuscite le caratterizzazioni di questi due fratelli, grazie sia all'ottima sceneggiatura firmata da Kelly Masterson che definisce in ogni risvolto le affascinanti psicologie di questi due cristi allo sbando totale, sia -evidentemente- a due Signori Attori in assoluto stato di grazia, il formidabile Ethan Hawke e un Philip Seymour Hoffman che per definirne la bravura ormai non bastano piu' neanche gli aggettivi del vocabolario. Il sottoscritto, fresco reduce dalla visione dei due capolavori che si sono contesi gli Oscar (Anderson e i Cohen) non si aspettava in tempi così brevi di imbattersi di nuovo in un film "gigantesco". E aggiungo (sapendo che scandalizzerò qualcuno) che la visione del film di Lumet mi ha appagato non certo di meno rispetto ai due film pluripremiati. Tant'è vero che (proprio come nel caso di quei due altri film) ho avvertito la necessità di rivederlo una seconda volta, se non altro per il piacere -quasi fisico- di poter cogliere ogni minima sfumatura della eccellente performance di Hoffman. Il tema trattato è quello, banale ma eterno, delle miserie dell'animo umano, di quanta meschina pochezza la debolezza dell'uomo sia capace quando non è in pace con sè stesso. La struttura del film non è cronologica; cioè, dopo una breve introduzione in cui si mostra l'evento centrale (la rapina) è tutto un susseguirsi di azioni e sequenze sia precedenti che successive al "fatto", in modo da affrontare la vicenda e i suoi sviluppi da punti di vista sempre diversi, ed aggiungendo ogni volta nuovi dettagli. Tale meccanismo narrativo non è per nulla una novità nel cinema, ma non è così semplice da realizzare, bisogna innanzitutto disporre di una sceneggiatura coi fiocchi (ed è questo il nostro caso): in generale si tratta di un meccanismo che, se ben realizzato nei dettagli, risulta avvincente per lo spettatore e ne conquista definitivamente l'attenzione. I due fratelli sono davvero assortiti: uno è il classico fallito (Hank) ormai al verde, con una moglie separata che reclama ossessivamente da lui gli alimenti che le spettano, e una figlia piccola che umilia il padre rinfacciandogli la propria inettitudine (non male, vero?). L'altro fratello (Andy) ha la parvenza di un individuo "arrivato" ma in realtà è messo ancor peggio, perchè dietro la facciata da "elegantone" nasconde -oltre alla crisi economica- una moglie che lo cornifica, la dipendenza dall'eroina, e la scoperta di ammanchi di cassa sul suo posto di lavoro (praticamente soldi che lui sistematicamente aveva sottratto per pagarsi i suoi vizi). Anche per Andy, dunque, davvero non male come situazione. Andy allora crede di individuare una soluzione coinvolgendo Hank in un piano perfetto: rapinare la gioielleria dei genitori e vendere i preziosi rubati. Un lavoretto semplice, pulito, rapido e indolore. Il "geniale" (?) Andy è così sicuro ed ottimista che ne parla col fratello ghignando compiaciuto. Ma non fa i conti con la scarsa freddezza del fratello e -soprattutto- con il destino che ci mette del suo per trasformare il piano in tragedia. Così come nel film di Allen, non sarà la polizia a determinare la responsabilità del colpevole. In questo caso saranno il dolore lacerante e la furiosa esigenza di giustizia a guidare l'anziano padre in una tormentata
indagine investigativa personale che lo porterà al cuore del problema, nonchè alla sua definitiva e tragica risoluzione. Una tragedia famigliare, un dramma nato dentro le mura di una casa, in fondo non molto diverso, negli elementi scatenanti, da certi episodi che leggiamo nelle pagine della cronaca dei quotidiani. Il film racconta, in definitiva, la discesa agli inferi dei due fratelli: infatti da un certo punto in poi è tutto un franare, tutto un precipitare di eventi verso la disgrazia, con un problema che tira l'altro. Diverse le sequenze memorabili, troppe per enumerarle qui ora. Ne cito un paio. La reazione impassibile di Andy quando la moglie, prima di lasciarlo e andarsene di casa per sempre, gli confessa di avere una relazione con Hank: lui non batte ciglio e, quando è solo in casa, inizia una accurata opera di distruzione dell'appartamento, senza accenni di furore, ma con lentezza e meticolosità (evidentemente l'uomo è andato fuori di testa). Oppure un surreale dialogo a tre al tavolino di un bar, che vede protagonisti Andy, una vedova portoricana e il di lei fratello che è un balordo tratteggiato in modo davvero irresistibile. O ancora le sedute "rilassanti" di Andy presso l'abitazione del suo pusher. Il cast è IMMENSO, vale la pena di ribadirlo. Ethan Hawke, sebbene per forza di cose messo un pò in ombra da cotanto partner, è qui nel ruolo piu' azzeccato della sua carriera. Seymour Hoffman si conferma mostro di versatilità, istrioneria, penetrazione nel personaggio. Albert Finney di una intensità lancinante, riesce ad esprimere tutto l'abisso di dolore e di furia in cui questo padre è precipitato. E adesso, giusto per alleggerire un pò, cerco la complicità dei maschietti: che ne dite di Marisa Tomei? Okay, la sua performance è ridotta rispetto a quelle potenti degli altri tre protagonisti, ma...è o non è una delle femmine piu' attraenti mai viste sul grande schermo?? Non so voi, ma io ci ho quasi perso la testa. Quello che mi inquieta (positivamente) è pensare a questa tizia che, con i suoi 42 anni suonati, esibisce (in un paio di scene di nudo) un corpo da ventenne che definire perfetto è riduttivo. Per inciso, fra l'altro, proprio per questo paio di scene contenute nel film, la Tomei è stata giudicata ufficialmente "miglior nudo cinematografico femminile del 2007", davanti a colleghe ben piu' giovani e blasonate. Complimenti alla Tomei (e che si conservi sempre così...). E adesso, per concludere, vorrei mandare un ideale forte abbraccio al vecchio Sidney Lumet, per ringraziarlo per il mezzo secolo di onesto cinema che ci ha regalato. Un uomo che, con oltre 60 pellicole al suo attivo, ha firmato alcune fra le pagine piu' belle ed irripetibili del Cinema contemporaneo. Maestro di un'idea di cinema artigianale, all'antica, verrebbe da dire "fatto a mano". E a 84 anni si ritrova a realizzare uno dei suoi film piu' riusciti. Non male, mister Lumet.

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