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Italia a mano armata

Regia di Marino Girolami vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Italia a mano armata

di axe
6 stelle

A Torino il crimine dilaga. Mentre una banda di rapinatori mette a segno sanguinosi colpi proteggendo la fuga mediante l'intervento di finti ostaggi, altri malviventi rapiscono un gruppo di bambini che viaggiano a bordo di uno scuolabus. Il commissario Betti, dai modi energici, indaga e risolve i casi, non senza danni collaterali. Giunge alla convinzione che il sequestro dei minori sia stato ordinato dal trafficante di droga Jean Albertelli; ma incastrare questi, a causa della sua scaltrezza, non è assolutamente facile. "Italia A Mano Armata" è un film "poliziottesco" diretto da Marino Girolami, sotto pseudonimo di Franco Martinelli, ed integrante tutti gli elementi distintivi del genere. Raccontano di una nazione in balìa di criminali di ogni specie, i quali agiscono spesso all'interno di fluide reti di complicità, dai violenti di strada incapaci di controllare i loro istinti, a banditi in "guanti bianchi", i quali sfruttano posizione sociale, conoscenze e buone maniere per coprire le peggiori nefandezze; gli onesti cittadini si sentono abbandonati dalle Istituzioni e sfogano la loro frustrazione contro la polizia, che ritengono non all'altezza delle controparti, prive di quelle "briglie giuridiche" che impediscono ai membri delle forze dell'ordine di misurarsi ad armi pari con i malviventi. A tali vincoli non intende sottostare il protagonista commissario Betti, interpretato dal "professionista" del ruolo Maurizio Merli. Coadiuvato da valenti uomini di legge, benchè non più giovani, guida coraggiose operazioni, o agisce da solo, contro gli uomini causa di tanto male. L'efficienza di Betti è compresa dall'antagonista Albertelli - interpretato da un altro "specialista", John Saxon - il quale manovra in modo da farlo accusare di omicidio volontario, e finire, di conseguenza, in carcere. Ma il poliziotto è più furbo; esce di prigione ed imbastisce rapidamente un piano che consente di smantellare l'intera organizzazione. Il crimine, tuttavia, non conosce limiti. Il povero commissario, di lì a poco, rimane ucciso da una raffica di mitra esplosa da personaggi che rimangono ignoti. Probabilmente un qualcosa di normale per la turbolenta Italia dell'epoca, di cui il regista dà una rappresentazione piuttosto verosimile. Il tono del racconto è per lo più drammatico; sono mostrati diversi atti di violenza efferata, anche contro personaggi inermi. L'azione si compone di sparatorie, pestaggi ed inseguimenti. Il racconto è ambientato nel "triangolo industriale" Torino - Milano - Genova e mostra il benessere di quelle terre; ricchezza diffusa, sfruttamento intensivo del territorio, il fervore delle attività produttive. Il regista non fa critica sociale, ad esempio legando a disparità sociali l'origine del crimine che sconvolge il territorio. I malavitosi sono persone che hanno scelto deliberatamente la vita da fuorilegge e la conseguente sorte. Non sono altresì presenti riferimenti all'attualità politica dell'epoca. Trovo "Italia A Mano Armata" non il miglior rappresentante del genere. Sembra che regista ed attori si limitino ad una attività ... di routine, portando in scena elementi, personaggi e situazioni in linea con i canoni del genere (oltre a quanto già citato, è degna di nota la presenza di una donna, che entra nella vita del solitario protagonista offrendogli un'occasione di redenzione e prospettiva di miglioramento, tuttavia impossibile da sfruttare), ma senza particolari guizzi. Buona colonna sonora di Franco Micalizzi. Consiglierei questo film solo agli appassionati del genere; per chi vi si avvicina, o non ne è specificamente attratto, c'è altro.

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