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Promettilo!

Regia di Emir Kusturica vedi scheda film

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La recensione su Promettilo!

di FilmTv Rivista
8 stelle

Non è proprio un ritorno, per Emir Kusturica, dato che questo film esce a quasi tre anni di distanza dalla sua presentazione a Cannes, che da sempre lo venera. Promettilo! è l’ultima delle sue favole (inevitabilmente) allegoriche sullo stato della Serbia, oggi. Non realismo, ma “verità abbellita”. Siamo dalle parti della farsa più sbracata, con, a fare da quasi perenne accompagnamento, le immancabili marcette balcaniche (stavolta a cura di Stribor, figlio percussionista di Emir, qui anche nella parte del killer gigante e buono Topuz). La contrapposizione è semplice: campagna contro città (ma anche: pace opposta a guerra, tradizione a modernità); la prima intesa come cultura ancestrale, depositaria di buon senso, e la seconda come l’occidentalizzazione nel senso più criminale e deteriore. Deus ex machina è il “solito” Miki Manojlovic (immenso, ci mancava da troppo, cioè da Irina Palm), boss armaiolo, sessuomane e infantile, che se la gioca alla pari con un coprotagonista molto spontaneo, il giovane Tsane (Uros Milovanovic), scaltro contadinello con abilità meccanica che trionfa tra mille ostacoli nel mantenere le tre promesse fatte al nonno, da cui è stato mandato nella “civiltà”. Il cinema di Kusturica non è cambiato: è una spirale, un gioco ottico, un continuo slancio a cercare la verticalità, con tutti quei contrappesi e quelle funi che catapultano in alto e ributtano a terra, e quei voli che il regista ha elevato a stilemi. Tra una mucca e un cinghiale, un funerale e un matrimonio, un uomo volante e un’icona russa, armi a volontà e un plastico delle Torri Gemelle da ricostruire in Serbia (il cui prodotto nazionale migliore sono… «le puttane») si gonfia questa “provocazione di dimensioni enormi”, questa girandola di personaggi estremi, caricaturali, trasudanti sensualità, energici allo spasimo. Anche se la formula è stravista, Emir il giocoliere non ha perso né l’ispirazione né il senso del ritmo, e la sua spinta nella progressione narrativa continua a essere strepitosa.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 7 del 2010

Autore: Raffaella Giancristoforo

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