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Benilde o la Vergine Madre

Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Benilde o la Vergine Madre

di zombi
10 stelle

capolavoro virale di de oliveira. siamo nel cuore di una storia, entrando e restando nei retroscena della storia stessa e della sua rappresentazione teatrale e finzionale. de oliveira ci fa capire con sinuosi ma fendenti movimenti di macchina che realtà e finzione si intersecano indelebilmente in una storia che apparentemente parla di un caso di isteria. ma nulla può essere ciò che è o che appare, in questo fascinosissimo esperimento nel terrore dove appunto una storia che non è orrorifica, lo appare totalmente. benilde è preda, posseduta, ossessionata da un'estasi divina. qualcuno, qualcosa le appare nei suoi momenti di sonnambulismo, le parla, le annuncia cose che si avverano. ma lo spettatore al di qua dello schermo televisivo, del telo bianco cinematografica o delle assi di un teatro è continuamente portato a credere una cosa e poi subito dopo un'altra, posseduto dalle parole che come un fiume in piena sono dette, parlate, recitate dai personaggi ripresi di fronte, dall'alto, di fianco o di schiena. mai come in questo meraviglioso lungometraggio sono stato portato a credere in una gravidanza santa. col consapevole rischio di essere stato portato a dare retta a ciò che sentivo o vedevo. grazie anche ad una maestria egregia di tutti gli attori di immedesimarsi in un lavoro quasi ipnotico(di ipnotismo degli spettatori), il caso di benilde ci viene esposto senza che si arrivi ad una risposta. maria amelia aranda è il centro, il fulcro di un'ossessione collettiva che come un virus, dai personaggi che abitano o transitano per quelle mura malate di quella casa isolata, si trasmette a chi guarda. come il televisore di videodrome che si allunga nelle labbra di debbie harry e ti risucchia dalla testa, dall'intelletto e dalla parte del cervello che è preposta ad elaborare i fatti intangibili, come appunto la religione e dio. de oliveira elabora il genere horror(fanciulla sonnambula in vestaglia nell'oscurità notturna che si perde nel parco di una grande e isolata villa ogni sera ad incontrare chi?, cosa?, qualcosa?!...)e in tre distinti atti introduce di volta in volta personaggi che dovrebbero svelare l'arcano e invece vengono a loro volta risucchiati in quelle che vengono velocemente liquidate come fantasie di una giovane invasata. ma l'invasamento della giovane benilde, sola fin dalla nascita col padre, la governante, il padre confessore e soprattutto con l'eredità di una madre morta anch'essa giovane e dichiarata pazza dal consorte, ci viene mostrata in tutto il suo abbaccinante chiarore mistico. esemplare dal punto di vista della storia e di lezione recitativa, la scena in cui benilde-maria amelia aranda, spiega finalmente e una volta per tutte cosa le è avvenuto in tutte quelle sere che lei usciva in stato di trance. ora felice e ora impaurita la ragazza racconta il suo incontro con dio e come in una possessione il suo volto è trasfigurato dal ricordo di ciò che le è occorso, svuotandosi di ogni linfa vitale. un film che è un'esperienza di totale immersione. era tempo che non mi capitava. grande de oliveira.

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