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Dreamgirls

Regia di Bill Condon vedi scheda film

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La recensione su Dreamgirls

di FilmTv Rivista
6 stelle

L'effetto è un po' démodé, ma è anche l'aspetto più vincente di Dreamgirls. Il musical di Bill Condon, dallo spettacolo di Broadway di Tom Eyen e Henry Krieger, rigetta apertamente le contaminazioni alla Moulin Rouge, e rinuncia perfino all'impianto postmoderno claustrofobico di Chicago. È un film chiaro e tondo, Dreamgirls, limpidissimo nella propria traiettoria ascendente-discendente-ascendente e nella morale del riscatto della povera ma dotata gente e della punizione degli avidi e degli uomini senza scrupoli. Il regista di Kinsey, anche sceneggiatore, ha grande intelligenza nel non voler creare un sistema di segni eccessivo: e racconta con piglio tradizionale e ottimo ritmo, senza soffermarsi troppo da nessuna parte. L'efficacia meramente di genere, allora, è garantita. Però c'è un problema di fondo. Va bene abbandonare ogni connotazione superflua; va bene adottare uno sguardo classicista che recuperi con forza la purezza del genere; va bene anche calcare percorsi di stelle e stalle con gusto popolare evidente ma non per questo disprezzabile: però finisce che Dreamgirls resti alla fine della fiera un po' nullo, troppo poco denso per acchiappare l?interesse teorico del cinefilo e troppo poco travolgente per far muovere i piedini dello spettatore. Non significa che il film non debba né possa avere successo, anzi (prove del botteghino Usa alla mano): solo che lo spessore, da qualsiasi parte lo si giri, resta quello di una sottiletta. Il tanto strombazzato esordio di Beyoncé, che esce di scena con un'esecuzione magnifica di Listen (suo nuovo singolo, il cui video è andato a rotazione fino alla nausea sui nostri canali televisivi), perde in partenza con quello dell'incredibile Jennifer Hudson, giovanissima voce nera da infarto venuta fuori per miracolo da American Idol: la sua lunga And I Am Telling You I'm not Going, su un palco svuotato di corpi e di luce, mette i brividi. Al pari del film e della Hudson, Eddie Murphy s'è portato a casa il Golden Globe: canta, balla, si droga, ha una pettinatura che sfida la forza di gravità e funziona.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 5 del 2007

Autore: Pier Maria Bocchi

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