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Io ti salverò

Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film

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La recensione su Io ti salverò

di MrPostman
8 stelle

" Spellbound ", meglio conosciuto in Italia col titolo " Io ti salverò ", è la prima pellicola nella storia del cinematografo a trattare apertamente del nuovo modello teorico di introspezione psicologica, la psicoanalisi, e sin dalle prime battute ben s'inquadra nello scenario rappresentativo e, alle volte, avanspettacolistico del primo periodo della filmografia hitchcockiana, caratterizzato apparentemente dalla ricerca di un nuovo stile autoriale capace di sfrondare molti orizzonti-tabù dell'epoca, costituito nel profondo dall'accurata e dettagliatissima descrizione immaginifica delle dinamiche mentali e umane che reggono la logica paradossale del comportamento cui è retrostante una causa originaria non specificata, indefinita e misteriosa ( fattore che esprime l'impronta " noir " tipica dei suoi thriller ). Tutti elementi che si trovano perfettamente amalgamati, anche se con leggere sbavature, nel suddetto film che sembra seguire al livello stesso della sceneggiatura, che fu motivo di forte contrasto fra il regista e il produttore David O. Selznick, due linee direttrici fondamentali: il filo rettilineo, sincronico, e classico della narrazione, da una parte, l'incessante motivo didattico-espressivo distorto, diacronico e dunque maggiormente aderente ai meccanicismi del vissuto reale dall'altra. Perchè Hitchcock, oltre a presentare scientificamente la metodologia psicoanalitica ancora quasi sconosciuta al tempo, applica i suoi stessi dettami non soltanto alla trama, bensì anche all'impostazione sostanziale della storia da lui esposta con tocco magistrale, affiancando alle oramai assodate aporie inglobate nei problemi di individuare il principio incipiente di un trauma evidente ( il nozionismo razionalistico dei concetti paradigmatici vuoti di significato in sè e per sè ) il circuito sinottico e dal più ampio raggio di visione del sentimento, che, se unito alla ragione, più completamente restituisce il senso fondamentale di un uomo e della sua intera esistenza ( si ricordi che a soli quattro anni prima risaliva il messaggio " no trespassing " reso famoso da Orson Welles nel suo " Citizen Kane " ). Sicchè, se inizialmente il tentativo di sessualizzazione del rapporto con la dottoressa verso cui il paziente proietta i suoi impulsi erotici nella speranza che producano effetti catartici ( elemento ri-identificatorio ) è contrastato dall'elemento repressore del colore bianco frammezzato da bande continue e irregolari che provoca un totale annullamento amnetico del Sè incamerato nel contenuto angoscioso rimosso ed archiviato nel subcosciente contro la cui riaffiorazione in superficie si impone la volontà del soggetto malato, successivamente a questo stesso punto di discrasia tenta di porre definitivo appianaggio l'amore della dottoressa che cerca di sanare la sua psicosi inerpicandosi nei sentieri tortuosi delle sue paure inconsce e delle sue espressioni oniriche surreali ( antologiche le raffigurazioni oftalmologiche pre-infantili improntate da Salvador Dalì ), fino a far riemergere, in aggiunta alla propria affezione emotiva rafforzata, la memoria di Ballantine, così come la sua medesima identità che un tempo non ritrovava neanche riflessa allo specchio, pur nella consapevolezza di esistere. Naturalmente, l'" happy ending " finale comune a molte opere hitchcockiane altro non è se non il sigillo trasfigurato in modo fiabesco che egli appone per concludere positivamente la pellicola, nella quale la compenetrazione di sperimentalismo e innovazione riesce appieno tanto quanto l'osservazione graduale dell'immane labirinto della mente, che sarebbe stata sviluppata a più largo respiro nei suoi film successivi ( in particolare " Vertigo ", alias " La donna che visse due volte " ). Come disse Shakespeare, la colpa non è all'esterno, ma all'interno di se stessi, non bisogna nutrire avversione verso chi aiuta a snidare i fantasmi della propria coscienza, nè tantomeno nei confronti dei simboli in cui vengono mutati dall'apparato psichico che li terrà sempre presenti e impressi nella memoria come un passato da affrontare e finalmente debellare. Si può sempre essere salvati dall'abisso della deflagrazione.               

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