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Io sono Valdez

Regia di Edwin Sherin vedi scheda film

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La recensione su Io sono Valdez

di munnyedwards
6 stelle

Sembra una sagra di paese, tanta gente, famiglie in festa, ragazzini che imitano i padri sparando ad una baracca che nasconde un uomo in fuga, un signorotto locale di nome Tanner (John Cypher) sostiene che il negro lì rifugiato è un assassino, nessuno sembra avere dubbi, si aspetta solo l’occasione buona per colpirlo.

Un messicano malconcio di nome Bob Valdez (Burt Lancaster) arriva sul posto e come vice-sceriffo si fa avanti, scende alla baracca e parla al presunto colpevole che nega tutte le accuse, Tanner si sbaglia e i documenti sul carro possono provarlo, ma la porta è ormai aperta e il bersaglio allo scoperto, un balordo di nome Davis (Richard Jordan) tenta il colpo vincente ma non centra il bersaglio, a quel punto Valdez finisce sotto i colpi del nero e non ha altra scelta che sparare, uccidendo così un innocente.

 

Ehi vice-sceriffo...mi ammazzi un negro per un altro!”

 

Già, un negro per un altro o un messicano per un altro, che differenza fa?

Nessuna per Tanner e per quelli come lui, quando un Valdez schiacciato dal senso di colpa chiede a questi signori un aiuto in dollari per la moglie indiana della vittima, rimasta sola e incinta, viene prima deriso e poi quasi ammazzato.

Ma c’è sempre differenza tra un uomo e un altro e il sottomesso vice-sceriffo, relegato nel quartiere messicano della pulciosa Lanoria, torna l’implacabile soldato di un tempo, il giovane (stupido) che dava la caccia agli apaches con il suo fucile Sharps a doppia carica, Valdez vuole i cento dollari da Tanner e messo alle strette rapisce la donna che è con lui (Susan Clark), fuggendo poi verso le montagne inseguito da un branco di famelici servi.

 

Burt Lancaster

Io sono Valdez (1971): Burt Lancaster

 

In ambito cinematografico se pensi ad Elmore Leonard il primo film che ti viene in mente è senza dubbio Jackie Brown (Tarantino), probabilmente seguito da Out of sight (Soderbergh) e magari dal meno noto Get Shorty (Sonnenfeld), ma lo scrittore, sceneggiatore e produttore americano prima di salire alla ribalta come narratore pulp è stato soprattutto un grande scrittore di western, film come Quel treno per Yuma (l’originale di Delmer Daves) e Hombre lo testimoniano chiaramente, infine, tra le tante trasposizioni dei suoi scritti una citazione è d’obbligo per l’ottima serie tv Justified (Graham Yost 2010/15), non a caso perfetta mescolanza di western moderno con vibranti innesti pulp/crime, il tutto incorniciato nel rustico scenario della contea di Harlan, Kentucky.

Valdez is coming originariamente era un racconto, poi divenne un romanzo e infine un film diretto dall’esordiente Edwin Sherin con protagonista Burt Lancaster, siamo nei primi anni ‘70 e il mito ha da tempo lasciato il passo ad una rappresentazione più cupa e disillusa, bastano i titoli di testa con la diligenza che si muove in uno scenario privo di fascino per capire che il west è diventato qualcosa dove l’epica e la poesia non hanno più spazio.

Il protagonista ci appare inizialmente come un servile straccione, sembra chiedere il permesso anche per respirare, ma la sua è la storia di un ultimo colpo di coda, una presa di coscienza improvvisa e necessaria, perché non si può sempre perdere, Valdez decide di ribellarsi al potere costituito (il potere dei bianchi) e lo fa per aiutare una donna indiana alla quale ha ucciso il marito, di certo se “è una cosa grossa uccidere un uomo...gli levi tutto quello che ha” (cit.), lo è ancora di più uccidere un uomo innocente.

La tematica razziale è molto forte sia nel testo di Leonard che nel film di Sherin, la donna apache, il soldato di colore ucciso, Valdez e il suo amico Diego (Frank Silvera al suo ultimo film), sono tutte facce della stessa medaglia, rappresentano gli sconfitti e gli oppressi, personaggi che sono considerati poco più che animali dai bianchi dominatori, vengono sfruttati, umiliati e nel caso uccisi senza pietà.

 

Burt Lancaster

Io sono Valdez (1971): Burt Lancaster

 

Io sono Valdez è chiaramente un western che trova il suo posto in quel contesto smitizzante che tra la fine degli anni ’60 e i primi ‘70 andava per la maggiore, al tempo erano molti i film che godevano di una messa in scena più cruda e violenta, tuttavia la pellicola di Sherin risulta da questo punto di vista meno incisiva rispetto ad altre del periodo (anche se la scena della “crocifissione” lascia il segno), proprio a causa di una regia marcatamente ordinaria e priva di intensità, anche nelle sequenze più movimentate.

Se il lavoro dell’esordiente regista non convince pienamente lo stesso non si può dire per la prova attoriale di un grandissimo Burt Lancaster, notevolmente a suo agio nella parte di questo messicano prima mite e poi infallibile cacciatore di uomini, il grande attore mette a disposizione il suo fisico non più aitante ma ancora vigoroso e valorizza come meglio non si potrebbe la figura del protagonista, come del resto fece in altri due western girati quasi in contemporanea, ossia i meglio riusciti Nessuna pietà per Ulzana (Aldrich) e Io sono la legge (Winner).

Nonostante una regia fondamentalmente anonima Io sono Valdez è un film che rivedo sempre con piacere, l’ottima prova di Lancaster e la forte derivazione letteraria me lo lascia apprezzare al di là dei suoi limiti, la sceneggiatura è ottima (molto fedele allo scritto di Leonard) così come il finale volutamente antispettacolare.

Voto: 7

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