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Sapore del grano

Regia di Gianni Da Campo vedi scheda film

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La recensione su Sapore del grano

di maurizio73
7 stelle

Giovane e bello, Lorenzo è uno studente universitario che ottiene un incarico annuale come supplente in una scuola media della provincia veneta. Qui riceve le attenzioni sia della bella Cecilia, una ragazza disinvolta e già fidanzata con cui intrattiene una torrida  relazione sessuale, sia di Lorenzo, un suo studente come lui orfano di madre madre ed a cui è legato da un inconfessabile e delicato sentimento omosessuale. Tra i retaggi di una provincia contadina e diffidente e l'ostracismo di una istituzione scolastica ottusa e confessionale, dovrà cobattere contro i propri sentimenti per farsi accettare e trovare un compromesso tra doveri pegagogici e rispetto umano. Secondo e ultimo film dello sfortunato regista Gianni Da Campo, già allievo di Zurlini alla cui memoria lo stesso è dedicato, e coprodotto dalla RAI, è un dramma intimista che affronta con realismo poetico e garbo delicato, tematiche importanti e scomode come l'omosessualità e la libertà della donna in una provincia italiana ancora profondamente legata alle tradizioni rurali ed alla matrice fondamentalmente clericare che informava un'istituzione scolastica chiusa e repressiva. Senza proclami didascalici (come già dimostrato nell'esordio 'Pagine chiuse' quasi vent'anni prima) e senza false ipocrisie o reticenze nel mostrarci la nudità e le effusioni di giovani amanti scoperti negli amplessi di una domestica intimità, l'opera del bravo Da Campo vuole cogliere la verità di una dimensione privata e pubblica dove il rispetto verso tutte le sensibilità (quelle di una famiglia contadina semplice e ospitale e quella inconfessabile legata alle pulsioni omosessuali del giovane Lorenzo e del piccolo Duilio) attraversa le fasi di un reciproco avvicinamento che offre spazio al non detto ed alla misura dei piccoli gesti (i doni gentili, le attenzioni per il nonno malato, la franchezza del dialogo con i genitori), costruendo una piccola elegia contadina e provinciale dove il graduale mutamento dei costumi e una sotterranea rivoluzione culturale sostituiscano, senza stravolgerle, consuetudini antiche e radicate. Ammirevole per la freschezza dell'impianto realista (un linguaggio raffinato mutuato da una tradizione nostrana che aveva da tempo ceduto il posto agli eccessi ideologici ed alle ambizioni autoriali degli anni '70), il coraggio dell'impegno civile (ostacoli nella distribuzione e meritoria 'Targa Kim Arcalli' al Festival del cinema neorealistico 1986) e l'attendibilità psicologica, è uno dei rari esempi in cui la lungimiranza e la modernità delle produzioni pubbliche ha lasciato traccia nel difficile panorama cinematografico di quegli anni dominati ancora dalle severe purghe della censura democristiana e del furore ideologico di una sinistra rintanata nei tabernacoli delle sezioni di partito. Straordinari gli interpreti tra cui spicca la misura acerba del giovane e bravo Lorenzo Lena, qui nella sua più importante e ultima prova d'attore. Cronache familiari nella provincia veneta.

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