Regia di Gianni Puccini vedi scheda film
Un film brutto. Idee confuse, velleità fallite: in particolare si vede in tutte le escursioni nel sogno, insignificanti. L’unico pregio il film lo ha nella critica al capitalismo: il mito dell’efficienza a tutti i costi, della freddezza imposta dai rapporto di lavoro, esibiscono la disumanità richiesta dal sistema della classe dirigente occidentale. Infatti, la sua rappresentante è una persona triste e giustamente detestata. Tale squallore umano è ancora più visibile nella falsità che il capitalismo richiede: bisogna saper sorridere quando si infligge un colpo (uno sfratto, un licenziamento…), mostrando un’umanità che è tutta fasulla, e serve solo da paravento propagandistico.
Detto dei pregi, che sono ben minoritari nel film, e che comunque aumentano se si pensa all’entusiasmo acritico del boom economico (qui si era nel ’60), i difetti sono troppi. Non si ride quasi mai, non si impara nulla, eccetto quanto riferito.
Buone le musiche di Piccioni, ma Manfredi recita in modo incolore, per non dire sciatto: specie quando deve fare il piacente e la star, mostra i suoi limiti recitativi. Le storie collaterali sono scipite anch’esse.
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