Espandi menu
cerca
Possession. Legame di sangue

Regia di Waris Hussein vedi scheda film

Recensioni

L'autore

degoffro

degoffro

Iscritto dal 10 gennaio 2003 Vai al suo profilo
  • Seguaci 99
  • Post 165
  • Recensioni 929
  • Playlist 23
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Possession. Legame di sangue

di degoffro
6 stelle

Secondo gli esperti in materia, “Possession – Legame di sangue” è uno dei primi film a trattare il tema della possessione in maniera esplicita. A memoria mi pare l’unico vero horror interpretato dalla grande Shirley MacLaine. Norah Benson, ricca divorziata con due figli piccoli, riabbraccia l’amato fratello minore Joel di ritorno da Tangeri. Una sera Joel viene ricoverato nel reparto psichiatrico del Bellevue Hospital di Manhattan, perché ha tentato di uccidere il portiere del palazzo in cui abita a East Village. Una volta dimesso, Joel va a vivere dalla sorella. Ben presto gli squilibri del ragazzo si fanno sempre più preoccupanti e in Norah si fa strada l’idea che il fratello possa essere posseduto dallo spirito di un serial killer.

Tratto da un romanzo di Ramona Stewart, sceneggiato anche da Irene Kamp che, nei titoli di testa, appare con il nome Grimes Grice (l’anno prima aveva firmato “La notte brava del soldato Jonathan”, senza dubbio il titolo più spiazzante ed anomalo nella filmografia della coppia Clint Eastwood/Don Siegel), “Legame di sangue” vive, nella prima parte, su una sottile ed efficace tensione, costruita su indizi misteriosi ma allarmanti (una telefonata senza risposta con musica tribale in sottofondo, il palmo di una mano disegnata sul muro dell’appartamento di Joel a rappresentare un simbolo portoricano, un pericoloso coltello a scatto, le dichiarazioni di Sherry, fidanzata di Joel, che ricorda, a un’ignara Norah, le minacce di suicidio del fratello, spesso soggetto a depressione, l’incontro con la domestica Veronica che mette in guardia Norah su quello che potrà scoprire) ed affidata ad alcuni episodi decisamente ben costruiti. Joel, alla festa di compleanno, d’improvviso inizia a parlare in spagnolo insultando brutalmente la fidanzata Sherry e la domestica Veronica, il macabro e violento ritrovo del cadavere di Sherry decapitata, la camminata terrorizzata e sospettosa di Norah per le strade di Spanish Harlem, un quartiere a lei sconosciuto e portatore di inquietudini, la lunga seduta spiritica, carica di un isterismo furioso, malsano e sinistro, per questo ancor più realistica, una testa mozzata su una mensola della cucina. Poi con la fuga di Norah e i bimbi alla casa al mare, ovviamente isolata, dove vengono raggiunti da Joel, il film rientra in canoni consumati e si perde in un sovraccarico di episodi eccessivi (ci sono pure un bacio incestuoso, una ragazzina obbligata a mangiare cibo per cani e un bimbo costretto a spogliarsi e a ballare completamente nudo su un tavolo, in una scena che a suo tempo suscitò parecchio scalpore scatenando le ire della censura e che oggi forse sarebbe impensabile) che paradossalmente tolgono verosimiglianza, angoscia ed energia ad un racconto fino a quel momento consueto ma avvincente, ambiguo e non privo di interesse. Il fermo immagine finale non è imprevedibile ma ha una sua “tagliente” forza, anche grazie allo sguardo penetrante e oscuro della protagonista. Il tema sociale della contrapposizione tra il quartiere altolocato della viziata Norah e quello più popolare in cui vive Joel a rappresentare due mondi che faticano ad entrare in contatto, perché reciprocamente diffidenti e circospetti, è trattato in modo schematico e semplicistico (qualcuno vi ha visto anche del razzismo, data l’influenza negativa che avrebbe esercitato la comunità portoricana su Joel) mentre è più convincente l’analisi del morboso rapporto tra i due fratelli con la presenza ingombrante e (p)ossessiva della sorella maggiore, preoccupata di tenere sempre tutto sotto controllo, esercitando in questo modo un ruolo dominante e quasi annullante, dunque nefasto su Joel. Shirley MacLaine, in un ruolo inedito, funziona a dovere e sa gestire, con il suo notevole carisma, il drammatico e controverso personaggio di una donna catapultata di colpo e suo malgrado in una realtà ignota e terrificante, senza cadere in monotone caricature. Perry King, poi noto per la serie “Riptide”, è un posseduto che fa una discreta paura e gli va riconosciuto che alterna con una certa efficacia fragilità e dolcezza a sadica cattiveria. Peccato per la regia spesso scolastica dell’ignoto Waris Hussein e per uno script che si ingarbuglia sul più bello, ma come intrattenimento di terrore “Possession”, pur con i ritmi e i tempi poco adrenalinici del cinema anni settanta ma non privo di impennate shock, conserva una sua disturbante e minacciosa atmosfera che, se non lo eleva al rango di cult, ne fa comunque un discreto ed onesto prodotto di genere capace di regalare qualche sano e non scontato brivido.

Voto: 6

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati