Regia di Steno vedi scheda film
Tipica commedia di media fattura di quelle che Cinecittà sfornava a ritmo industriale negli anni '50 e '60, impreziosita però dalla presenza magnetica di un Nino Manfredi in grandissima forma.
Il film parte davvero maluccio, arrancando a causa di un numero musicale del co-protagonista Fausto Cigliano, cantante partenopeo molto in voga in quegli anni ma oggi praticamente caduto nell'oblio, che farebbe presagire il peggio. Segue invece una storia, minima ma comunque ragionevolmente efficace, nella quale Steno e il co-sceneggiatore Lucio Fulci hanno inserito un po' tutti gli elementi caratteristici dell'analisi sociale (all'acqua di rose) tipica del genere. Ma il vero punto forte del film è naturalmente la presenza di un giovane Nino Manfredi al meglio della forma, capace di strappare ben più di una risata con alcune uscite davvero scanzonate. Ne cito una a mo' di esmepio: “Veramente nella mia famiglia solo io sono barone, tutti gli altri sono poveracci. Si vede che siccome oggi sono venuti a trovarmi i parenti mi è rimasta un po' di puzza di poveraccio addosso”. Giustificazione questa data alla cameriera (Gabriella Pallotta) che si era appena dichiarata sorpresa dalla reazione aggressiva del cane, riservata secondo lei solo ai poveracci. Una curiosità: il film che danno al cinema mentre i due ladri si recano in sala giochi, in una delle prime scene del film, è “Quando la gang colpisce”, noir hollywoodiano di seconda fascia ormai passato al dimenticatoio (qui su FTV non ha ad esempio nemmeno una recensione).
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