Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Con Fanny e Alexander Bergman decide di chiudere la sua carriera di regista cinematografico e infatti, da lì in avanti, si dedicherà solo ed esclusivamente a teatro e televisione (anche se la produzione di Dopo la prova, 1984, realizzerà una versione appositamente per il grande schermo, pur contro le intenzioni del regista). Inoltre, essendo un film profondamente autobiografico - su esplicita ammissione dello stesso Bergman - ed avendo a disposizione un budget da kolossal, il Maestro non si lascia sfuggire l'occasione per creare qualcosa di monumentale. Durante le lunghe ed intense settimane di lavorazione, sul set, accanto alla macchina da presa curata dal fido Nykvist c'è anche una cinepresa che segue agilmente e silenziosamente le riprese: è da questa fonte che nasce un prezioso documentario che ci introduce direttamente in prima fila nel mondo di Bergman. Possiamo così assistere all'intero arco delle riprese, dalla festa che ne celebra l'apertura a quella analoga di chiusura, osservando il regista dare disposizioni agli interpreti, simulare le scene da girare, imbeccare le battute (a volte l'impressione è che le stia comunicando in quel momento agli attori, insomma al di fuori del copione) ed anche cercare di calmare gli animi e spronare tutti a dare il loro meglio, pratiche necessarie per mantenere la quiete e la concentrazione sul set di un regista piuttosto pignolo come lui. Grandi rivelazioni non ci sono, ma l'occasione di poter assistere da tanto vicino alla creazione di un'opera fra le più note - ed impegnative - di uno dei Maestri del cinema è davvero impagabile. 6/10.
Siamo insieme a Bergman sul set, durante le riprese di Fanny e Alexander (1982).
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