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Equinozio

Regia di Maurizio Ponzi vedi scheda film

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La recensione su Equinozio

di mm40
3 stelle

In una realtà parallela gli uomini cominciano ad avere visioni che li richiamano con urgenza in altri luoghi. Il giovane Benedetto, insieme all'amico Michele, raggiunge un castello dove sente di essere già stato; la donna che vi abita riconosce in lui l'uomo che visse in quel castello, morto ormai da molto tempo. E mentre gli individui di sesso maschile sono sottoposti a queste specie di allucinazioni, le donne profetizzano l'arrivo della fine del mondo insieme al prossimo equinozio.


Classe 1939, quando approda a questo Equinozio Maurizio Ponzi ha poco più di trent'anni, un passato (recente, per forza di cose) nella critica cinematografica, qualche esperienza come assistente di Pasolini e come documentarista in cortometraggio, nonché un lungometraggio a soggetto a sua firma, I visionari (1968). L'estrazione sociopolitica del cineasta è fin troppo evidente, tra sinistra pura e argomenti (post?) sessantottini; inevitabile constatare che tutto ciò appesantisce e parecchio la visione di Equinozio. Un film da Ponzi scritto insieme a un altro intellettuale di sinistra dell'epoca, Salvatore Samperi (il cui percorso artistico e politico, sappiamo, sarà poi tutt'altro), partendo da un romanzo di Anna Banti; una storia distopica, ma fino a un certo punto, ambientata nella contemporaneità ma con una serie di elementi surreali e inquietanti che – per di capire – dovrebbero fare la differenza da un racconto fine a sé stesso, messo in scena per il gusto di raccontare insomma, fornendo al film una morale e i relativi spunti di riflessione. Ecco, qui cominciano i dolori: è davvero complicato capire dove la pellicola intenda arrivare e tutto il discorso sull'affabulazione (raccontare per il gusto di raccontare, appunto) perde di qualsiasi significato nella postilla conclusiva del lavoro, ambientata per motivi misteriosi “229 anni dopo”. C'è un grave pericolo per l'umanità, qualcosa che mina la reciproca comprensione tra i sessi, ma questa radicale dicotomia della società in base al sesso di appartenenza risulta antiquata e fin troppo legata alla sovrastruttura patriarcale dominante – per farla breve: in questo film non c'è assolutamente niente di rivoluzionario. Interpreti: Paolo Turco, Paola Pitagora, Giancarlo Sbragia, Claudine Auger, Olimpia Carlisi, Lea Padovani, Claudio Gora, Delia Boccardo. 3/10.

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