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La tigre e la neve

Regia di Roberto Benigni vedi scheda film

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La recensione su La tigre e la neve

di LorCio
5 stelle

A distanza di tre anni dal controverso Pinocchio, Roberto Benigni torna sul grande schermo cercando di battere la stessa fortunata strada de La vita è bella, che l’aveva condotto agli Oscar: un mix di comicità e tragedia, buoni sentimenti e patetismo. Pur cambiando il contesto, o meglio, il paesaggio, la guerra è sempre la stessa, inutile e assurda, e i ruoli principali restano i medesimi, forse con una maggiore inclinazione all’autocritica dovuta alla maturità. È tuttavia un film, anche questo, sbagliato, La tigre e la neve, storia di un estroso professor di poesia, Attilio come Bertolucci padre, e del suo spasmodico amore nei confronti di una certa Vittoria, che sogna ogni notte e segue in ogni dove. Hanno un amico in comune, il poeta arabo Fuad (uno straniante Jean Reno), sul quale lei sta scrivendo una biografia. Proprio nel bel mezzo del lavoro, in quel di Baghdad, la nostra rimane coinvolta in un attentato e casca in coma. Fuad chiama Attilio che arriva lì in maniera a dir poco rocambolesca, decidendo di prendersi cura della donna. Finale a mezza sorpresa.

 

Se l’intento era quello di fare un film sulla potenza della poesia, il risultato può considerarsi non più che discreto: i dialoghi fulminanti ma pregni di ovvie citazione poetiche non sempre incidono, vuoi pure per l’esilità della struttura riciclata. Ed è certo un’apologia dell’amore, ancora una volta una dichiarazione d’amore nei confronti di Nicoletta Braschi, raramente così imbarazzante come attrice. Fin troppo simile a La vita è bella, con una prima parte goliardica e quasi stucchevole (gli interventi sulla poesia sono funzionali) ed una seconda drammatica, in cui il giullare Benigni tenta di far emergere la propria buffonesca giocosità in un background tremendo e disastroso. Anche se non finisce male per lui, il finale è irritante, nonostante quel gioco di sguardi tra i due innamorati. Così come l’incipit onirico non appare del tutto efficace, malgrado Tom Waits. Ungaretti non abita qui.

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