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Willard il paranoico

Regia di Glen Morgan vedi scheda film

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La recensione su Willard il paranoico

di arkin
8 stelle

Squisitamente vecchio stile, l'opera di Glen Morgan è una "creatura"intelligente e raffinata: da una parte, abbiamo ciò che l'occhio vede-una storia d'amore, amicizia, vendetta e gelosia, umana ed animale, tra Willard e il suo odioso boss, e ancor di più tra il primo e i due topi antagonisti-Socrates e Big Ben- che vorrebbe tutta per sè la preferenza del padrone; dall'altra- un intelligente affresco di una mente nevrotica e disturbata, dipinta attraverso i simboli esteriori che il regista usa. 
Infine, c'è ciò che l'occhio non vede, ma la mente percepisce, la lettura più profonda, dove la ragione-rappresentata dal topo bianco Socrates, viene a poco a poco sepolta sotto ad un'orda di terribili invasori(i topi): rabbia, paura, desiderio, vergogna ed impotenza si insinuano dalla "cantina" dell'inconscio fino al letto di Willard, e raggiungono sua madre, la cucina, i saloni...tutta la casa, fino a che il più temibile dei mostri(Big Ben), l'enorme ed incontenibile riflesso della pazzia, non assume il comando, dopo che la ragione(ma anche la speranza) è ormai "andata via"...
L'uso dei simboli è semplice, ma ovunque efficace: dalla strenua lotta di Willard affinché Ben non assuma il controllo e non scalzi Socrates dal suo posto, all'infilarsi dei ratti in ogni luogo della vita e dell'abitazione dell'uomo, fino al gatto che la bella Catherine- figura salvifica e potratrice di un contatto umano e salutare-che Willard evita e poi rifiuta- regala al protagonista e che si espone ad una fine esplicitamente simbolica. 
Si, il film contiene parti troppo lente, momenti esagerati(la reazione isterica di Willard al funerale è quasi comica) ma nel complesso è un pregevole esempio di vero racconto del terrore, come non se ne vedevano da molti anni: una saggia escursione nei meandri della mente, coi suoi archetipi, e simboli oscuri; che restituisce al genere il suo profondo significato e merito: quello di essere una fiaba per adulti, capace di comunicare e insegnarci(si spera) quacosa. 
Glover è assoluto protagonista: a parte l'indiscussa bravura nel riuscire a reggere un ruolo così sfaccettato e contradditorio, sorprende la familiarietà e la leggerezza con cui recita coi suoi "colleghi" di lavoro a quattro zampe. 

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