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Furia selvaggia

Regia di Arthur Penn vedi scheda film

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La recensione su Furia selvaggia

di luisasalvi
8 stelle

Come altri film di Penn, l'ho rivisto a distanza di tempo e mi lascia sempre una forte sensazione spiacevole, di disagio. Questa volta forse ne ho capito qualcosa. Billy inizia la sua vita di fuorilegge uccidendo da adolescente un uomo che ha insultato sua madre; il film inizia con Bill accolto da un allevatore che gli dà fiducia (con riserva), gli insegna comprensione e rispetto per gli altri e gli dà un libro da cui gli legge la citazione dalla prima lettera di San Paolo ai Corinti (1 Cor 13,11-12), che dovrebbe servire a spiegare il film, come necessità di crescere o rinascere e diventare adulto alla carità, per vedere Dio (Amore) che ora vediamo come in uno specchio. Credo che questo sia il senso che Penn dà nel film alla citazione.
L'allevatore viene ucciso a tradimento da quattro uomini, fra cui lo sceriffo del paese in cui stavano andando, e Billy vuole fare giustizia, che è inutile sperare di ottenere dalle autorità. Inizia così la catena inarrestabile di omicidi e violenze. Rifugiatosi, ferito, da un amico, ne seduce la moglie  Celia, farneticando di tornare ad uccidere tutti per vivere solo con lei. Sfuggito alla forca, torna da loro, inseguito dall'amico Pat Garret, divenuto sceriffo e deciso ad arrestarlo o ucciderlo; Celia lo manda via, decisa a non cedergli più (nonostante l'evidente affetto e attrazione che la lega a lui) e timorosa che lui voglia davvero uccidere il marito per averla, ma lui dice di non essere venuto per uccidere, dà la pistola in mano all'amico e lo prega, gli chiede aiuto, non lo dice esplicitamente ma aspetta che lui lo uccida, come impone la "giustizia" tradizionale; non vuole che lo faccia lo sceriffo, in nome di una legge formale estranea alla giustizia; ma non ottenendolo si volta verso lo sceriffo che lo tiene sotto tiro, come se volesse sparare, e si fa uccidere.
Un "assetato di giustizia" in senso sbagliato, ma tanto diffuso, soprattutto tra i giovani; in tal senso è valida la metafora paolina della crescita e maturazione da bambino ad adulto per esprimere la scoperta e conquista della carità, che nei giovani è spesso sostituita o soffocata da un rigido senso di giustizia punitiva contro ogni abuso; vi si può aggiungere il fatto, altrettanto tipico, che la pulsione sessuale, mescolata e confusa nei giovani con quella ideale, porta a ingiustizie non inferiori a quelle cui l'avidità porta gli adulti, e provoca rimorsi. Ma ciò che conta è che la giustizia mondana non paga, né può essere compensata dal compromesso, che il buon senso imporrebbe e gli amici suggeriscono: l'unico modo per superare la mancanza di vera giustizia è quello di sostituirla con la carità che "tutto scusa". Forse Penn vuole proprio esemplificare la necessità di morire nella colpa di zelo, come Lazzaro, per scoprirne l'aspetto colpevole, mentre prima appare solo nobile. Non a caso anche nel vangelo il "ricco" zelante era un "giovane".
Il disagio che provoca nello spettatore credo sia voluto e dovuto proprio al fatto che Billy ha ragione per molti aspetti, è paladino di una giustizia che tutti vorremmo, e tuttavia lo vediamo precipitare nel torto e nella violenza gratuita; i quattro che lui vuole uccidere erano assassini vigliacchi, molto peggio di lui, eppure il primo era sceriffo e l'ultimo è diventato ispettore governativo, ma ancora pronto  a uccidere vigliaccamente alle spalle; la vedova di uno di loro vuole provocare il linciaggio di Billy che le ha ucciso il marito, senza riflettere al fatto che il marito ha ucciso a tradimento e senza motivi un giusto.
Che Vidal, da un cui dramma è tratto il soggetto del film, avesse interesse per risvolti omosessuali è possibile o probabile (non conosco il dramma), ma non sono riuscito a vedere nel film nessuna "latente omosessualità", come non ci vedo un edipo incontrollato, né una figura materna in Celia, come pretende Mereghetti.

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