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Factotum

Regia di Bent Hamer vedi scheda film

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La recensione su Factotum

di hallorann
2 stelle

Non sempre le trasposizioni cinematografiche di opere letterarie riescono, il cinema è pieno zeppo di film inferiori ai romanzi originari e viceversa. Ciò dipende da tanti fattori: la materia dell’opera letteraria, la sua malleabilità cinematografica, ma soprattutto chi dirige il film. Nell’ipotesi in cui a portarla sul grande schermo è un autore ci si aspetterà una rilettura appassionata, sorprendente, un punto di vista diverso rispetto all’originale, ma se il regista è modesto e di poca esperienza c’è da aspettarsi il peggio. Tutto questo preambolo è servito per introdurre un film tratto da FACTOTUM di Charles Bukowski, diretto da Bent Hamer nel 2005. Innanzitutto è bene dire chi era lo scrittore-poeta Bukowski: al contrario di John Fante è stato celebrato in vita, giustamente definito “più violento di Hemingway, più imprevedibile di A.Ginsberg, nuovo Kerouac, Cèline degli Stati Uniti, Majakowski del Pacifico”, in realtà artisticamente pari a tutti questi, ma con uno stile completamente diverso: semplice, diretto, corrosivo, autoironico, osceno; “egli è un vagabondo, ma un vagabondo che scrive, è un disperato che descrive la sua disperazione e quella degli altri, riscattandola con la scrittura, come una terapia”. Se FACTOTUM libro è la descrizione acuminata di un modo di vivere fatto di lavori umili e degradanti, di sbronze permanenti e di rapporti sessuali occasionali, FACTOTUM film prende i tòpoi bukowskiani e li trasforma in stereotipi, luoghi comuni, in una cornice dove tutto è falsità. Il regista Hamer sembra avere uno stile scarno, concreto, aderente al maledettismo delle vicende narrate, ma in verità gira a vuoto, non restituisce minimamente lo spirito né di FACTOTUM né di nessun altro romanzo dello scrittore americano. E gli sbadigli spesso prevalgono. Matt Dillon, nei panni del giovane Bukowski è troppo fascinoso per la parte, sembra adeguarsi alla mediocrità della pellicola e poi non basta mettere su peso e farsi crescere la barba per entrare in un ruolo, ci vuole ben altro.

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