Regia di Andrea Bolognini vedi scheda film
Parte come Una giornata particolare di Ettore Scola (vale a dire: il giorno della visita di Hitler a Roma, nel 1938) ma approda subito a un omicidio, apparentemente commesso per angoscianti questioni di danaro. L’ispirazione è alta: Delitto e castigo di Dostoevskij, l’idea originaria è di Mauro Bolognini, poi portata avanti dal fratello Manolo (che produce) e dal nipote Andrea (che dirige), suggello di un’operazione che vanta numerosi figli d’arte (Andrea Morricone alle musiche, Daniele Nannuzzi alla fotografia, Masolino D’Amico tra gli sceneggiatori...), al punto che pare davvero di trovarsi davanti a un film anni ‘70, sia per la messa in scena (impoverita dai bassi budget contemporanei) sia per l’impegno profuso a non perdersi in facili scorciatoie. Andrea Bolognini è bravo nel tenersi alla larga dalle estetiche televisive, ambientando l’azione in luoghi della Capitale che rimandano alla pittura di Morandi e De Chirico, sottolineata da una regia più interessata alle Grandi Domande Esistenziali che alla cronaca della Storia. Il difetto principale è nel copione, che inciampa nei dialoghi e in una colpevole sbrigatività. Claudicante nel protagonista (Dionisi è solo volenteroso), il film vive i suoi momenti migliori grazie alle perfette “partecipazioni speciali” di Haber, Violante Placido, Mattioli, Jelo, Farron, Mahieux, alla misura di un sobrio ed efficace Giancarlo Giannini e all’ultima apparizione di Laura Betti, capace di sintetizzare in dieci minuti la sua istrionica, strepitosa cattiveria.
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