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Zebraman

Regia di Takashi Miike vedi scheda film

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DeathCross

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La recensione su Zebraman

di DeathCross
8 stelle

Il Film, a quanto pare, nascerebbe dall'intento di Shô Aikawa, il Protagonista, di interpretare come 100° Film un soggetto 'non violento'. Il Regista però è Miike, quindi cosa poteva accadere? Di tutto e di più, visto che Miike, nonostante la Mole impressionante di Film (più di 80 ora, all'epoca saranno stati, facendo una media, una quarantina, in circa 10 anni di Filmografia!), ha sempre avuto modo di spiazzare qualsiasi Spettatore, pure quello più 'fedele'.

 

E anche in questo caso, infatti, le mie aspettative sul Film sono state disattese ma, anche se la sorpresa di non trovarsi esattamente ciò che si aspettava di trovare da un certo punto di vista potrebbe deludere (e in certi momenti temevo di trovarmi di fronte ad una delusione), da un altro punto di vista invece permette di spiazzare qualsiasi pregiudizio, anche positivo, per proporre qualcosa di particolare e unico. Come spesso ha fatto, Miike sperimenta con Generi e Toni, come la Commedia e l'Action Supereroistico per ragazzini, alquanto insoliti per le etichette di IperViolenza Yakuza e/o Horror in cui viene solitamente inquadrato (o, meglio, c'è chi cerca di catalogarlo in questo modo, ma purtroppo per questi zelanti archivisti Miike non è un Autore che si può ingabbiare in una comoda sezione). Però questa adozione di Atmosfere diverse dall'usuale (per lui) non si limita ad una pedissequa obbedienza ai cliché del genere: analogamente a quel che faceva Fulci, il Maestro nipponico infatti 'detona' la sua Esplosiva Personalità Esagerata, Schizzata, con volontari affondi Grotteschi nel Kitsch, senza dimenticare la Violenza (Fumettistica e goliardicamente accettabile anche per i piccini, ma sempre piuttosto estrema è, se ci si ferma un attimo a pensare), ma impregnato sempre di quello Sguardo Poetico e Affettuoso per i Sentimenti Umani che caratterizza l'Arte di Miike.

 

Ichikawa/Zebraman è uno sfigatello qualunque che si veste da eroe televisivo del passato e che di botto diventa un Supereroe quasi invincibile, senza spiegazione alcuna (e lo stesso Protagonista è sbigottito quanto noi dell'improvvisa comparsa dei superpoteri, senza che si vedano morsi di ragno o esposizioni nucleari): nonostante i superpoteri, però, Zebraman resta comunque uno sfigatello, un Ash Williams molto più imbranato, per certi versi un Personaggio molto simile al pater familias proposto in "Visitor Q" (il "Teorema" di Miike), con un costume logoro e scalcinato. Nonostante queste enormi debolezze e la profonda insicurezza da 'giapponese medio' (che lo caratterizza in modo assai diverso dal da me citato Ash Williams, satira invece della spacconaggine dell'americano medio), il Protagonista tenta con tutte le forze di essere quell'Eroe che ha sempre sognato di essere, motivato dall'incontro con il nuovo alunno (paralizzato da uno shock) con cui condivide la passione per lo Zebraman televisivo.

 

Lo Stile di Miike è sempre riconoscibile: troviamo passaggi caratterizzati da un ritmo cinetico sia nel montaggio (in alcune scene ellittico) che nella ripresa (troviamo spesso la 'Pasoliniana' macchina a mano tanto cara all'Autore di "IZO") e per contro lunghe inquadrature prive stacchi e riprese con macchina fissa; sequenze ricolme di effetti speciali digitali (anche mal invecchiati, eppure resi digeribili dal Regista grazie al suo tocco mai inutilmente serioso e molto auto-ironico) e momenti invece dove domina la realtà delle Emozioni Umane; sequenze piene di suoni, rumori e musiche forti e 'casiniste' e scene invece caratterizzate dal Silenzio; momenti di goliardia anche molto infantile e confronti drammatici sull'Umanità...

 

Insomma, un altro Grande Film del Maestro Miike (anche se non tra i suoi molteplici Capolavoroni, come "IZO" e "Koroshiya Ichi"), che merita anche per l'attenzione con cui si omaggiano certe serie supereroistiche giapponesi del passato, con squarci televisivi girati in 16mm e la consulenza musicale di Ichiro Mizuki, cantante che curò diverse sigle anime degli anni '70 tra cui 'Capitan Harlock'.

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