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Avalon

Regia di Mamoru Oshii vedi scheda film

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La recensione su Avalon

di Antisistema
9 stelle

Al momento in cui scrivo, tale film ha un'ingiustificata quanto ignobile media del 5.4 su Filmtv, voto che dovrebbe essere riservato alla spazzatura, di certo non a questo piccolo capolavoro. 

Dopo "Ghost in the Shell" (1995), nel 2001 il regista Mamoru Oshii torna sul palcoscenico internazionale con una nuova opera; "Avalon". Questa volta il maestro si destreggia nel girare un film in live action, anziché animato e la sua mano risulta chiaramente visibile anche solo per quanto riguarda le inquadrature, il ritmo lento e lo stile minimale (senza dimenticare l'immortale "Bassethound", oramai citato in ogni suo film).
Tuttavia è il lato tematico quello che rispecchia maggiormente l'influsso artistico da parte dell'autore. In questo film si riuniscono la maggior parte dei suoi topoi più caratteristici, dalla critica sociale all'indagine dei sensi attraverso la realtà virtuale sino l'impossibilità di una dicotomia tra realtà ed illusione. 

 


La pellicola esordisce presentandoci un mondo dalle tonalità opprimenti, dove il seppia adempie egregiamente a questo ruolo, così come gli ambienti spogli e scarni e la presenza di comparse fredde e immobili. Si tratta di un mondo morto, afflitto da un costante e attonito silenzio. 
In questo contesto si muove la protagonista, Ash, algida bellezza sullo stile del Maggiore Kusanagi, eroina in un gioco che prevede l'immersione totale del player nella realtà virtuale: Avalon. L'intera vicenda gira attorno al mito della famigerata Classe "A special", un ulteriore livello di gioco solo per i veterani più incalliti, la terra promessa di ogni giocatore. Questa è la base di partenza per un viaggio che, impensabilmente, approda molto più vicino a "noi" di quanto possiamo inizialmente sospettare. 
Per i veri giocatori Avalon non è un mezzo, ma un fine. Si può dire che molti ne siano dipendenti, tanto che cercano di sopravvivere solo con quello che guadagnano dalle missioni. La classe "A special" risulta essere simbolicamente, la sublimazione massima di questo processo di progressiva alienazione, il cui motore è la necessità di una fuga dal livore della realtà vera. La finzione prende il posto della realtà e, viceversa, sulla realtà viene calata la corona dell'oblio. Così si attua l'inversione, ed è il mondo della classe "A special" a risplendere di colori, a traboccare di vita, di risate e di persone. Qui acquisisce di senso la contrapposizione del seppia del mondo iniziale e i colori della classe "A special". L'ultimo stadio del gioco è effettivamente il gioco che diventa la "realtà", mentre il luogo che ci si è lasciati alle spalle appare come una squallida discarica senza vita. Rimarchevole a tale proposito la differenza tra le metropolitane dei due mondi, l'una piena di vita e di colore, ma virtuale, l'altra triste e immota, ma reale. Cosa trattiene tutti quegli uomini nel loro stato vegetativo mentre permangono in Avalon? Alla fine la verità è che la realtà virtuale finisce con l'essere percepita come più vivida di quella vera, il problema dello stabilire se essa sia reale o meno è solo una nostra ossessione. La realtà non è forse il luogo dove credi di esistere? L' alienazione è totale, non per nulla Murphy cammina in bilico sull'orlo della follia, incapace di verificare se si trova all'interno del gioco o meno, di distinguere virtuale e reale. Poiché nel gioco ha trovato una realtà migliore di quella cupa e senza scopo da cui proviene. Per lui non è più solo virtuale, ma è la vera realtà, poiché la considera tale. Questo è il culmine dell'esistenzialistico viaggio della nostra eroina, il cui destino finale è totalmente aperto, lasciando allo spettatore la chiave per completare lui stesso la vicenda. 



Si fa' strada dunque una possibile e ulteriore linea interpretativa del tutto attuale rispetto alla nostra società, gradualmente sempre più dipendente e integrata alla rete e al mondo virtuale. Si pensi, ad esempio, alle comunità virtuali, ai forum, ai fenomeni di social network, che costituiscono a tutti gli effetti delle realtà dove le persone si conoscono, interagiscono, si può dire: vivono. Questi surrogati di realtà sempre più spesso diventano un rifugio dalle preoccupazioni della vita di tutti i giorni per un grande numero di persone, offrono un luogo dove sfogarsi, dove dire tutto quello che si pensa dietro l'anonima faccia senza volto di un avatar. Quante persone vivono una vita completamente diversa nella rete? Senza le inibizioni sociali possono esprimersi senza dover temere il giudizio degli altri, coltivare amicizie virtuali e non solo. Il virtuale diventa ben più di un luogo che simula la realtà, diventa per molti fuga ed evasione, diventa la loro verità, diventa il loro Avalon. Visione che rende quasi preconizzante quest'opera.

 


Si sbaglia di grosso chi afferma che questo sia il "Matrix" dell'oriente, i due film non potrebbero essere più diversi; "Avalon" in effetti è l'anti-Matrix per eccellenza. Difficilmente potrei immaginare un film più distante dai canoni hollywoodiani (il film dei Wachowski è una baracconata tamarra oberata di CGI e stilizzazione estrema), non essendoci combattimenti inutili, effetti spettacolari o teatrali. "Avalon" è un film intellettuale, lento e molto complesso, e tratta le tematiche in modo opposto al film dei fratelli Wachowski.
Il riferimento più prossimo sicuramente è la fantascienza intellettuale di "Stalker", (1979), di Andrej Tarkovskij (di cui Oshii ne è l'unico e vero erede) sia per la presenza di attori, costumisti, scenografi e location dell'est Europa, sia per il ritmo pachidermico, il gusto per l'inquadratura e le cromie seppiate. Ma è soprattutto nel lento e intenso viaggio esistenziale compiuto dallo stalker all'interno della misteriosa "zona" dei desideri intimi e segreti che possiamo riconoscere lo stesso percorso catartico dell'algida eroina Ash all'interno della realtà virtuale alla ricerca della fantomatica classe "A Special". Mostra il fianco negli effetti visivi, e in alcuni attori non proprio eccelsi, ma essendo costato appena 8 milioni di dollari ci si potrebbe passare sopra, visto che il budget è veramente ridicolo per un film di fantascienza (e poi anche in tanti blockbuster è tutto finto, ma alla fine contenutisticamente sono vuoti).
In conclusione, "Avalon" è un film che mi sento di consigliare solo agli appassionati del cinema di Oshii, si tratta di un'opera che contiene, in più di un senso, l'essenza di questo autore, e per essere apprezzato al meglio si dovrebbe avere già esperienza di qualche altra sua opera e film. 

 

 

 

Film aggiunto alla playlist dei capolavori :  //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297

 

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