Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
Una donna rimane incinta e non sa se il bambino sia del marito, pilota d’aereo, o dell’amante, attore di teatro: due uomini entrambi innamorati, ma entrambi spesso assenti e, anche quando presenti, estranei alla vita intima di lei. Film-documentario che presenta situazioni potenzialmente drammatiche (una relazione adulterina, una paternità dubbia) immergendole in un contesto involgarito, tra il futile cicaleccio delle conversazioni di società e le lusinghe pubblicitarie dei rotocalchi femminili: non a caso si comincia con Molière e si finisce con Racine, il polo comico e quello tragico. Charlotte si muove di corsa, passa continuamente da un taxi all’altro, per nascondere il suo smarrimento cercando una meta che non c’è; e la cinepresa la segue come fosse lo sguardo di un entomologo, con la stessa freddezza glaciale già usata per un’altra analisi della condizione femminile, Questa è la mia vita. Per parte sua Godard ci mette i soliti inserti didascalici e i soliti omaggi ai colleghi (un giornale parla di Truffaut, un cinema proietta Notte e nebbia di Resnais; anche l’inizio, con i dettagli di corpi nudi, mi sembra ricalcato su quello di Hiroshima mon amour): la novità dei suoi primi film va estenuandosi, e lui si avvia verso la sua fase più nera.
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