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Il diritto del più forte

Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film

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La recensione su Il diritto del più forte

di EightAndHalf
9 stelle

Vittima e carneficie, sempre e comunque, nei rapporti sociali. La vittima è schiacciata, ma spesso si fa anche schiacciare; il carneficie schiaccia e sfrutta.
Il film di Fassbinder è un apologo cinico e allucinante su un'umanità che rispetta ancora un originario "diritto del più forte", per cui la mente, la cultura e l'umanità, soprattutto, hanno perso valore, come "una parola ripetuta fin troppe volte" (parole di un cassiere di banca nel film). Con un'esplicita tensione omoerotica nella prima parte, che verte verso una dimensione psicologica nella seconda, il regista tedesco evita il grottesco di certe altre sue opere precedenti e successive, e analizza i rapporti umani con un pessimismo anzitutto sociale, proprio perché contestualizzati in una dimensione apparentemente civilizzata, che maschera istinti come il prevalere del "più forte" dietro il denaro e il galateo. 
Non è come pare ovvio, guardando il film superficialmente, che il più forte è anche il più ricco. Eugen, figlio di un editore in crisi, ex-ricco quasi in banca rotta, sfrutta il vincitore della lotteria Franz per rubargli tutti i soldi, in una maniera talmente squallida che Franz si dimentica delle sue ricchezze a causa di un amore che è più ammirazione e mitizzazione di qualcosa di irrangiugibile. Eugen è infatti un intellettuale amante dell'opera e Franz si esibiva prima in un circo ("Fox - La testa parlante"). Non li accomuna nulla se non un'iniziale e divertita intesa sessuale, poi il rapporto diventa sadico e sbilanciato. Ma forse per Fassbinder non esiste altro possibile sviluppo per qualunque tipo di rapporto umano.
Ciò che è curioso e insolito è che il film non propone assolutamente un manicheismo prevedibile, come si può supporre dalla storia: anzi, il rapporto vittima-carneficie è prima sfruttatore-sfruttato, ed è sicuramente dalla parte di un Franz che si vanta di certe doti sessuali, che sopraffà il partner e che si prende gioco di un uomo rispettoso del galateo che ancora non ha dimostrato il suo lato più infimo e disumano. La vittoria alla lotteria di Franz è la possibilità per Fassbinder di riprendere un discorso che mai era stato trattato con così forte lucidità se non da un "Greed" di Stroheim, ma per rivederlo in una chiave più moderna, nella società finanziaria di prestiti, investimenti, crediti e interessi. L'uomo evolve semplicemente per tornare selvaggio, per restare comunque al "diritto del più forte".
Si è parlato prima di come la vittima si lasci schiacciare dal proprio carneficie, e lo schiacciamento in questione, se prima è di natura sessuale e avviene nella direzione Franz -> Eugen (e comunque un qualunque rapporto sessuale non è una condizione definitiva), in seguito è di natura culturale, e avviene nella direzione opposta. Franz prima evita i libri, come a godere della sua sottomissione, poi cerca di intervenire e di partecipare, di essere istruito, ma Eugen si dichiara coerente con l'iniziale comportamento del partner, e lo esclude da un gioco intellettuale che vede Eugen coinvolto però con altri. E nel viaggio in Marocco, in cui tentano implicitamente di allentare le distanze, l'approccio con uno snobismo elitario, che porta il loro albergo a impedire l'ingresso di un arabo rimorchiato da loro, è l'espressione di una condizione generale dell'umanità, verso cui Fassbinder non si rivolge con moralità (il suo protagonista, per cui parteggiamo da prima di metà film, non è un individuo morale e "buono"), ma con lucida disperazione, come il finale in cui gli uomini diventano avvoltoi.
Franz dice: "Se voglio che il divertimento sia completo, voglio anche il rimpianto". Sintesi agghiacciante di quell'animale sociale che è l'uomo.

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