La recensione su Mare dentro

Mare dentro è uno di quei films che devi rivedere per apprezzarlo appieno, per coglierne tutta la bellezza e la profondità; lo vidi la prima volta qualche anno fa e mi parve un bel film, ben girato e recitato, ma una recente seconda visione mi ha permesso di comprenderlo a fondo, di sentirne il respiro, oserei dire l'anima.
Un film che non parla di morte - nonostante tratti il tema scottante e delicato dell' eutanasia - ma di vita, di amore e libertà, elementi che si fondono insieme e che sono quasi imprescindibili.
La storia è quella di un tetraplegico, Ramon San Pedro, inchiodato da 26 anni in un letto per colpa di uno stupido incidente che lo ha paralizzato dal collo in giù.
Per lui quella 'non è vita' e dal suo letto Ramon combatte contro lo stato e la Chiesa perchè venga riconosciuta e rispettata la sua richiesta di poter morire.
Naturalmente questa sua richiesta viene presa da famigliari e amici in modi diversi, con sofferenza ma anche con comprensione, oppure viene osteggiata in maniera violenta come fa il fratello maggiore di Ramon che proprio non ne vuole sapere.
Il film è bellissimo e vibrante come la vita che chiede di essere vissuta intensamente e in libertà, è quella umana è espressione di movimento e cambiamento; così, l'orizzonte del pensiero appare troppo limitato alla vastità delle esperienze umane e il corpo diventa una prigione insostenibile. 
Il regista non ricorre a grandi trucchi per dirci questo e la vita del protagonista prima dell'incidente è scandita da belle fotografie di donne, amici, luoghi che ha visto.
A Ramon non basta sognare di poter volare tra colline e vallate per arrivare al mare (scena bellissima onirica e reale, per questo ancor più drammatica) e raggiungere Julia, la donna avvocato che ha una malattia degenerativa che la porterà a diventare un vegetale, di cui lui s' innamora.
Ramon ama, ma l' amore per lui resta inespresso, tradotto solo in parole, sogni e poesie che comporranno un libro.
Julia è forse il personaggio che meglio comprende Ramon, perchè si riflette in lui il suo stesso destino. Ma Julia non è libera, ha paura ed è limitata dalla sua stessa malattia che la priverà della capacità di decidere per sè, e credo che il film ci ponga di fronte a questa possibilità, senza per questo dare risposte su cosa sia giusto fare.
Julia lo comprende anche più di Rosa, la ragazza semplice che s' innamora di Ramon, perchè in lui trova l'uomo buono che non ha mai incontrato prima ed è restia a lasciarlo andare, ma alla fine sarà proprio lei che per amore lo aiuterà.
"La persona che mi ama davvero sarà quella che mi aiuterà a morire" dice Ramon.
L'amore rende liberi.
Una vita senza libertà non è vita.
Così si oppone con ironia al prete gesuita dalla bocca 'troppo larga' che sentenzia che vivere sia più che correre e tirare calci ad un pallone. (Personalmente, a certe dichiarazioni della Chiesa mi verrebbe da dire che non siamo stati 'creati' per vivere come vegetali... decisamente sono d'accordo col protagonista e mi metto nei suoi panni.)
La colonna sonora è esaltante, carica di energia, in forte contrasto con l' inerzia sofferta e dolorosa del protagonista.
Bardem è davvero bravissimo nella parte; il suo è un personaggio umano, sofferto, a volte duro e un po' spietato nella sua lucidità, nel suo rifiuto di una vita che non è più tale per lui. Ho trovato ugualmente bravi e ben caratterizzati gli altri personaggi, soprattutto quelli femminili.
Un bellissimo film che fa pensare e riflettere, che emoziona e commuove, ma che non cade mai nel patetico o nella facile retorica. Per me stupendo.