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Ma mère

Regia di Christophe Honoré vedi scheda film

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Utente rimosso (PeppeDeMaria1)

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La recensione su Ma mère

di Utente rimosso (PeppeDeMaria1)
6 stelle

Opera alquanto confusa, non erotica bensì psicologica, forte, intensa, ma disturbante, così sorretta da un’intensa, trascesa I.Huppert. La madre plagia sessualmente il troppo amato figlio, per un contorto bisogno che trascende il psicologico: lui cadrà nella rete. Finirà male per entrambi gli incestuosi. Voto 6.5 per la straordinaria Huppert

Io volevo solo far notare che il passaggio di oggi, stanotte, è stato censurato, tagliato, e pure di molto.
La visione integrale avvicina ad una comprensione dell’opera meno ostica.
E anche che non è così tremendo come lo hanno descritto i più.

 

Riguardo al film, alla sceneggiatura, il film tratta di questo malato senso o rapporto – più che complesso – edipico (in quanto qui, la parafilia viene più che soddisfatta) che lega indissolubilmente il figlio alla madre, e la madre al figlio.

Ma non lo fa da un punto di vista che cinematograficamente collocheremmo come erotico, piuttosto, indaga sul piano prettamente “sessuale” nell’accezione più psicologica possibile.

 

Abbiamo dunque questa “(sua)Madre” del titolo che, dopo la scomparsa del marito, e dal quale la donna, complessa, aveva già preso distanza... si perde definitivamente in un quotidiano di dissolutezza e libertinaggio, sessualità e piaceri dannunziani, ostentati, anzi, imbastiti, perpetrati persino, al quale, per attrazione figliare, arriva a coinvolgere il figlio, consegnandolo forse illibato, nelle esperte mani di un’amica nel tentativo di sublimare, esorcizzare il desiderio edipico che corrobora i due.

 

La suddetta amica, completamente priva di inibizioni e di una qualsiasi forma di reticenza morale, e che pare esser, più che altro, un vero e proprio strumento di piacere e di seduzione, così confidenzialmente strumentalizzata dalla “madre”, inizia il “figlio” ai piaceri del sesso più spinto e scandaloso ( l’amplesso in pubblico, sotto lo sguardo compiaciuto di lei), ma almeno l’amica non ha implicazioni parentali con il ragazzo; la donna invece, auspica proprio che il figlio la desideri anche carnalmente, oltre che ad esserne legato, anzi, ormai irrimediabilmente soggiogato sentimentalmente ed in maniera assai contorta. E nel perpetrare questa sua... come chiamarla? Non direi perversione, fantasia; no. È qualcosa di molto più profondo del livello psicologico, è radicato a livello spirituale, animico... fatto sta che la donna cerca di tenersi a debita distanza dal ragazzo, ma il richiamo tra i due è troppo forte, e così continua a uscire e rientrare dalla vita – sessuale – del figlio. Fino a sfiorare il vero e proprio rapporto incestuoso.

 

E questo spiega il rapporto che intreccia madre e figlio.

 

Ma non è così ben chiaro, quale tipo di coercizione leghi la biondina (bellissima) e innamorata del ragazzo... alla madre – per altro è stata Lei stessa a farli conoscere; ma spesso, il ragazzo sembra aver la sensazione che la sua innamorata, possa in realtà essere una sorta di alterego di “lei”, che la stessa genitrice gli abbia affiancato, per poterlo in qualche modo manipolare, plagiare. Ed è comunque la stessa biondina, dapprima a chieder se il ragazzo abbia appunto di questi sospetti, come recitando una parte... poi, effettivamente, sarà lei stessa a svelarlo (nella scena che ieri notte è stata tagliata in toto, quella dell’esibizione, lo sfogo di chiaro stampo S/M inflitto all’amico Lulù, l’ambiguo gestore del residence in cui abitano).

 

Ad ogni modo, Isabelle Huppert è un'attrice veramente d'avanguardia. Non riesco ad immaginare altre che potrebbero reggere una parte del genere con questa intensità, questa caratura di talento – tutto quello che di negativo è stato detto del film, si può applicare al resto del cast. Specie a Lou Garrel, che sa tanto di fittizio, anche più della biondina (bellissima), ma di certo non per Isabelle Huppert, qui comunque – e davvero – strepitosa, con quello sguardo trascendente, gli occhi sempre arrossati e l’espressione fredda, distaccata, a cui solo l’alcool sembra riuscire a dare una parvenza umana. Altro che “ovvia e convenzionale” – e dovrebbero riconoscerlo anche tutti coloro i quali l’hanno apprezzata altrove, tipo nel citato dai più, lo straordinario “La pianista”.

Non giudicate l'attrice in base alla sceneggiatura, sono due cose distinte. Che se funzionano entrambi... ne esce il buon film.
Altrimenti... ti ritrovi sta roba – o per i più – questa robaccia.

 

Se poi il film sia inconcludente o meno, o peggio, pessimo o schifoso persino, potrei esser d'accordo con voi grossomodo... ma poco importa.
Il film lo fa l'attore, l'attrice; se funziona quello, siamo a metà dell'opera.

Tuttavia, non riuscite a riconoscere l’emblematica prestazione della davvero peculiare attrice, che sembra essere nata per questo tipo di cinema ambiguo è moralmente “forte”, disturbante.
“é uno sporco mestiere... ma qualcuno deve pur farlo” ;)

 

Non ho neanche capito quale sia in effetti, il titolo del romanzo da cui dite sia tratto; è omonimo del film? Ne chi ne sia esattamente l'autore, forse costui? https://g.co/kgs/7q4jCe

 

Quanto a Garrel, dopo il film in cui esordì, il superlativo “The dreamers”, altro titolo assai discusso e non di meno scalpore (dove offrì per altro, un’ottima prova), che vi aspettavate? Da quel capolavoro a quest’opera assai disturbante, il salto è breve ;)

 

Ps. Qualcuno si chiedeva come mai il festival di Cannes lo rifiutò... e quello di Taormina lo accettò – ma davvero? Saranno forse state domande retoriche... perché la risposta è semplicissima: Taormina sarà anche Taormina, ma Cannes resta pur sempre Cannes ;)

E ci mancherebbe anche!

 

Opera alquanto confusa, non erotica bensì psicologica, forte, intensa, ma disturbante, così sorretta da un’intensa, trascesa I.Huppert che punta a soggiogare sessualmente il troppo amato figlio, che cade nella rete.

Finirà male per entrambi gli incestuosi.

Voto 6.5 per la straordinaria Huppert

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