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Stai con me

Regia di Livia Giampalmo vedi scheda film

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giancarlo visitilli

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La recensione su Stai con me

di giancarlo visitilli
4 stelle

L’ideale sarebbe stato tacere, non esprimere alcun commento su questo film (?). Piuttosto si tratta di uno di quei filmini da matrimonio, fra i peggiori che c’è in giro. Basti pensare che, alla fine del primo tempo (c’è da sfidare la propria pazienza se si vuol andare oltre), all’uscita del cinema, ci imbattiamo con il gestore della sala, il cui commento è semplicemente: “imbarazzante”. Così è Stai con me, terzo film della regista romana Livia Giampalmo.
Infatti, come durante le prove pre-matrimoniali nei filmini, già i titoli di testa scorrono sulla seguente scena: la famigliola allegra e ideale, quella che sarà un giorno (padre, madre, due figli piccoli), che gioca felice in riva al mare, nonostante papà Nanni, è un triste insegnante di nuoto, che sogna di fare l’attore teatrale (forse potrebbe essere autobiografico nel caso di Adriano Giannini: lui può solo sognare di essere attore come il padre. Lo dimostra anche in questo film!). Chiara, la mamma, fa la maestra elementare, e provenendo da una famiglia borghese, costringe il suo compagno a vivere una vita in uno stato di fiacchezza; i due figlioli, invece, sono abbastanza impertinenti. Una giovane attrice s’invaghirà di Nanni e deciderà di conquistarlo, con la scusa di un passaggio in macchina. Chiara, per un caso fortuito, scoprirà il marito e la giovane insieme. Con la perdita della stima e della fiducia, finisce anche la convivenza fra i due sposi, ma poi Chiara si accorge di essere nuovamente incinta… e vissero felici e contenti. Ma anche i ricchi piangono (così come anche “i ricci pungono”).
Un film anonimo, non potendosi assolutamente esprimere a proposito della regia, che qui non c’è. Ma anche la sceneggiatura, poggia su fondamenta fragili, farcite di buchi e banalità, fino all’inverosimile. Cosa vuol essere la recitazione di Giovanna Mezzogiorno e di Giannini? Una recita parrocchiale (con tutto il rispetto per il lavoro che qualsiasi adolescente potrebbe fare su un palco parrocchiale). Ma qui stiamo parlando di film che vanno in sala, per i quali la gente paga un biglietto di € 6,50 (13mila delle vecchie lire!). Adriano Giannini sta al padre come Dj Francesco sta a Roby Facchinetti: entrambi convincono il pubblico d’ogni sorta (cinema, zoo, sanremo…) che i figli “sono sempre la vergogna dei padri”. Ma basta navigare in internet per capire altre verità su questo film: la regista, Livia Giampalmo, è la compagna di Giancarlo Giannini, quindi anche la mamma dell’attore sognatore. “E allora ditelo…”.
Qui si ferma ogni ricerca e ogni tentativo di voler capire. Com’è possibile che tanti giovani registi del nostro cinema italiano, molti dei quali bravi, per autoprodursi un cortometraggio devono vendersi l’anima e poi si comprano e si distribuiscono film come Stai con me, di cui non si salva nulla, nemmeno la cattiva colonna sonora, ripetuta tre volte (solo durante il primo tempo).
Come spiegarsi alcune scene del film rese a cartone animato? Una sorta di ricordo infantile della mamma nei confronti del figlio sognatore? O semplicemente la casa Giannini, al passo con Raimondo e Vinello.
Risultano insufficienti anche le citazioni avulse dell’inizio del film: “E' difficile non essere ingiusti verso coloro che amiamo”. Ne valeva la pena scomodare un grande autore come Oscar Wilde, per un film inutile che non andare a vedere, sarebbe tanto utile, quanto andare a votare per i ballottaggi.
Giancarlo Visitilli

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