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La Passione di Cristo

Regia di Mel Gibson vedi scheda film

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La recensione su La Passione di Cristo

di lamettrie
9 stelle

Un tremendo, gran bel film. L’apprezzamento pieno va dato innanzitutto per l’intenzione, onesta, empirista, doverosa: rendere la verità in base ai documenti che abbiamo. Ma resta il problema che tali documenti possono essere in gran parti ben poco storici: su questo la ricerca non ignorante e la necessità del rifacimento alle fonti devono ancora dire molto. O meglio, hanno già detto molto e comunque  abbastanza; il problema sta nel non voler accettare questi dati di fatto, sulla scarsa attendibilità storica dei vangeli.

Detto questo, ci restano i documenti che abbiamo, pochi o tanti che siano: e il film è straordinario nell’usarli, anche attingendo ad altri fonti. Tale attingimento è comunque accettabile, nei limiti dell’invenzione artistica, perché non va a compromettere la verosimiglianza del modo con cui è trattato l’argomento.

Il film è un classico dell’horror, secondo me: eppure, in questa aperta ostentazione di sadismo, resta fedele alla vicenda che i documenti ci restituiscono sulla scelta del modo in cui Gesù ha accettato di congedarsi dal mondo (i documenti sulla sua morte sono quasi tutti cristiani, e dicono che lui avrebbe potuto liberarsi in ogni momento da qualunque impiccio, se solo lo avesse voluto). L’amore di Gesù, che viene prospettato come amore  verso l’umanità e ancor di più verso Dio, lo ha condotto ad accettare questo genere di morte: che è innanzitutto un’accettazione degli ordini che Dio dà. Se tali sono dati da Dio, colui che li riceve deve eseguirli in modo fedele e pieno, assoluto: così Gesù ha fatto, in questo film, e  nei documenti che ci sono rimasti.

Quindi questo film può conservare a buon diritto il vanti di essere un film pienamente cristiano, e per tanti motivi:

1)     vede negli ordini di Dio l’unico momento di un’intera vita, a costo anche di mettere a repentaglio ogni personale via di fuga, ogni salvezza differente qualora il progetto richiesto da Dio implichi anche la propria morte e comunque il totale annullamento della propria vita, e in ogni caso richieda di rinunciare ai propri progetti, qualora questi siano in contrasto con ciò che Dio indica di fare.

2)     È un’implicita, ma comunque chiara, denuncia di tutte le false vie per essere cristiani: quelle accomodanti, quelle che non richiedono un impegno personale pieno della propria vita; quelle che permettono di far convivere la propria aperta e incondizionata adesione al cristianesimo (nelle sue tante varianti) con atteggiamenti e stili che sono apertamente in contrasto con ciò che Dio (non gli uomini) avrebbe dichiarato loro come necessario per dirsi cristiani; quelle insomma che permettono dirsi cristiani a coloro che credono che, per dirsi cristiani appunto, bastino quattro formule che non capiscono, o peggio che capiscono ma che non richiedono se non un’adesione formale, esteriore e priva di ogni fatica.

Tutto è recitato bene, con un pauperismo reale, assoluto, che per fortuna rende merito a ciò che i testi ci hanno lasciato in merito (il gioco di parole non è casuale). La sceneggiatura, la fotografia, la scenografia, i costumi, tutto insomma non fa una piega. I compimenti vivissimi son strameritati, da parte di chi è cristiano e di chi non lo è.

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