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Son de mar

Regia di Bigas Luna vedi scheda film

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giancarlo visitilli

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La recensione su Son de mar

di giancarlo visitilli
4 stelle

Farà rabbia a tutti quelli che entreranno in sala per “guardare”, perché Bigas Luna, questa volta, ha sostituito il sesso con la lettura classica dell’Eneide. Quindi, lo spettatore alla rabbia aggiungerà anche la noia mortale. A meno che decida di non andare a vedere Son de mar (e farà una giusta scelta).
Il mare Mediterraneo, o meglio la costa Valenciana tra Tarragona e Murcia, è il “teatro” scelto dal regista catalano, per narrare una storia d’amore e di morte, che arriva con due anni di ritardo (il film è del 2001).
L’amore improvviso e sciatto, tra il nuovo insegnante di lettere del paese, Ulises, e la graziosa Martina, figlia del ristoratore locale, sboccerà al primo sguardo del professore di lettere, che mentre legge l’Eneide (e non parliamo di “Le ore”) si lascia “avvinghiare” (termine che nella sceneggiatura torna per una cinquantina di volte) dalla vista di un paio di mutande, stese ancora gocciolanti, di Martina. Già l’incipit del film, non lascia tempo ad altro, se non ad alzarsi e tornare a casa, dove “c’è posta per te”.
La sceneggiatura del film? Forse il prof. Ulises, l’avrà fatta scrivere ai suoi alunni peggiori: lui racconta a lei brani dell’Eneide, la fa innamorare, la mette incinta e se la sposa. Poi, un giorno, va a pesca di tonni, scompare e, quando tutti lo danno per morto, riappare (chiaramente con un tonno per Martina), per complicare i piani della giovane amante, che intanto ha accettato la corte di un ex spasimante.
Son de mar è tratto dal bel romanzo di Manuel Vicent, ma la sceneggiatura (cos’è?) di Rafael Azcona è come un giocattolo che l’autore non sa maneggiare. Se durante il primo quarto d’ora di film ci s’imbatte nei bollenti spiriti dei due amanti, alla luce degli squarci paesaggistici mozzafiato, ma fuori luogo, dopo, gli out letterari e gli echi omerici sembrano fatti apposta per creare uno spaesamento e un clima in cui è difficile resistere al pisolino. Ma come, durante un film di Bigas Luna? Si, e non c’è modo neanche di lasciarsi andare ai sogni erotici, perché c’è il ritornello del film (“Didone e l’eroe troiano giungono alla stessa caverna”), anch’esso fatto apposta per far credere al pubblico che “qui si sta facendo (cul)tura”. Proprio così.
E che dire di tutti i personaggi all’inizio del film: gli alunni “che scopano agli aranceti”, invece di andare a scuola; i genitori di Martina, che scompaiono, manco ci fosse stata la magia del mago Silvan?
E’ anche vero che dopo Bambola non si dovrebbe perdonare nient’altro a Bigas Luna, ma stavolta non c’è remissione di peccati neanche per la stucchevole e tremenda recitazione di Jordi Mollà, che sarebbe meglio ricordare con le sole chiappe al vento in Jamòn jamòn e Segunda piel.
A proposito, il film è vietato ai minori di 14 anni: sarebbe più opportuno che gli adolescenti di quindici restassero a casa a “fantasticare”. Ne guadagnerebbero in denaro e in (cul)tura erotica.
Giancarlo Visitilli

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