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Veronica Guerin. Il prezzo del coraggio

Regia di Joel Schumacher vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Veronica Guerin. Il prezzo del coraggio

di giancarlo visitilli
6 stelle

Sarebbe piaciuto molto a Indro Montanelli Veronica Guerin – Il prezzo del coraggio, il nuovo film di Joel Schumacher. La testimonianza della vita professionale di una donna, Veronica Guerin, che ogni giorno, dopo aver attraversato le strade asfaltate di siringhe, usate da giovanissimi drogati, e aver avvicinato chi vende morte, torna a casa, in famiglia e indossa la maglia della squadra del cuore per dare quattro calci ad una vita che non merita di essere vissuta se non a servizio degli altri. Una madre, una giornalista, professionista nel suo lavoro, impegnata e decisa a “fare il giornalismo con i piedi”, come era solito definirlo uno dei più grandi giornalisti italiani, per distinguere un ‘genere’ di giornalismo che si costruisce sulla strada, a costo di grossi sacrifici, compreso quello della vita. Noi italiani sappiamo di storie simili, del martirio di una delle ultime vittime, Ilaria Alpi, e di tanti altri, uomini e donne, che hanno pagato a caro prezzo il dover “inseguire la notizia”, e per eccesso di paradosso, non hanno avuto neanche il giusto riconoscimento fra le notizie che meritano di essere ricordate. Per tutta la vita.
Così accade per la giovane giornalista del Sunday Indipendent, Veronica Guerin, che decide di raccontare in prima persona e “in presa diretta”, una delle piaghe sociali dell’odierna Irlanda: la droga e tutto ciò che intorno ad essa ruota. La Guerin, nel brevissimo arco di due anni circa, riesce a documentare e informare l’opinione pubblica irlandese, con reportage e servizi shock sulla criminalità organizzata e lo spaccio di droga.
Joel Schumacher torna sugli schermi con un film completamente diverso rispetto all’ultimo Phone Boot; dalle atmosfere cupe e claustrofobiche di quest’ultimo, si passa alla realtà nuda e cruda, ambientata in una terra che, se all’apparenza sembra la dimora della vita felice e mondana, a botte di Guinness e U2, Sinead O’Connor e Celtic Songs, dall’altra rivela la malinconia e la tristezza, il lato più cupo e violento della gente che è sotto il Cielo d’Irlanda, come lo racconta anche Fiorella Mannoia in una sua canzone.
Veronica Guerin, come una ‘giovanna d’arco’ del giornalismo, s’indignerà di fronte all’impunità dei narcotrafficanti, combatterà una lunga battaglia affianco dei genitori che hanno visto i loro figli adolescenti morire per essere stati coinvolti nel traffico, rimarrà fino agli ultimi giorni della sua esistenza accanto a chi da tale piaga era stato, seppure in diverso modo, contagiato. Veronica Guerin sarà assassinata il 26 giugno 1996, a 38 anni. La sua sarà la storia del primo omicidio di un giornalista in terra irlandese, vicenda che sconvolse l’opinione pubblica intera, tanto da diventare un caso nazionale. Il sacrificio della vita di questa grande donna-coraggio, ha rivoluzionato l’assetto legislativo del suo Paese.
Questo film di Shumacher è meritevole per la storia raccontata, il cui incipit comincia lì dove comincia anche l’epilogo: è così qualsiasi racconto che ha a che fare con la realtà della vita. Tuttavia, il film pur avvalendosi di bravissime attrici, oltre a Cate Blanchett, non al suo top, per l’austerità da brava donna-casalinga irlandese, che sfodera un irritante sorriso, con battute che non la valorizzano, merita senz’altro una menzione Brenda Fricker, madre coraggiosa e partecipe. Manca quella verve documentaristica, che avrebbe reso meno moralista il finale del film, necessariamente e odiosamente “strappalacrime”.
Se Shumacher avesse insistito di più su quello che la mamma di Veronica Guerin dice a sua figlia, dopo un primo attentato alla sua vita, la storia di questa giornalista “con i piedi” (tanto cara a Montanelli) ci avrebbe fatto riflettere di più sul fatto che “a volte ci vuole più coraggio per lasciar perdere” qualcosa per cui val la pena vivere.
Giancarlo Visitilli

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