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Don't Look Back

Regia di D.A. Pennebaker vedi scheda film

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La recensione su Don't Look Back

di tafo
8 stelle

" Non avevo passato ero collegato solo con quello che facevo nel presente " ( Bob Dylan )

Quando non sai come fare una cosa , la fai e basta, questa rimane la filosofia del regista che può filmare normalmente il cantautore e la sua cerchia ristretta di amici produttori e colleghi ripresi nei momenti tra un concerto e l’altro. Tutti si comportano molto naturalmente poco attoriali per attitudini e poco esperti di come si fa un documentario del genere tutti sono loro stessi oltre che sinceri senza voler apparire normali anche quando c’è da stabilire il compenso per un concerto dell’artista. Quando Bob Dylan arriva in Inghilterra nel 1965 è un uomo capace di spostare come vuole i confini della musica è il fulcro della sua arte. Quelli sono anni di creatività straordinaria, quando il film trova la sua forma definitiva due anni dopo, lui è già andato avanti, ha abbandonato la chitarra acustica per prendere quella elettrica , ha lasciato il folk ed ha trovato il rock. Nel 1966 , prima che la musica viva il suo anno migliore nel 1967, pubblica il primo doppio vinile in ambito pop , poi l’incidente in moto e il ritiro momentaneo dalle scene gli fa rimandare la pubblicazione del suo libro di poesie-canzoni. Non guardava mai indietro veramente l’uomo di Duluth era sempre all’avanguardia, sempre pronto a cambiare per non farsi etichettare per non farsi limitare da una critica musicale ancora troppo acerba alla quale serviva creare dualismi e paragoni forzati tra artisti. Problemi materiali e momenti artistici si alternano senza soluzione di continuità, poche  è vero sono le riprese dai concerti europei, non manca invece la musica elettrica e acustica tra la video-arte del memorabile incipit e la magia della sua chitarra e di quella voce, fra poeti che stanno al gioco e artisti che non possono essere dei rivali quando uno gareggia solo con se  stesso. Opera modello non solo per Scorsese e Todd Haynes che lo hanno mandato a memoria ma anche per tutto il cinema del genere  che ha cercato  di replicare questo equilibrio tra l’anarchia formale che si scontra con l’isterismo dei fan e l’ignoranza della stampa.

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