Regia di Sofia Coppola vedi scheda film
Lost in Traslation ci mostra l'amicizia o l'amore platonico, la solitdine il rifugio nel "nuovo" per mediare alla quotidianeità che ci svilisce i sentimenti più forti, quelli che ci fanno sentire vivi. Il rifugio. Il rifugiarsi nelle novità pericolose che possono destabilizzarci e rimettere in gioco i nostri sentimenti. Ma non andiamo fino in fondo perchè le nostre vite le abbiamo costruite e la mediocrità del quotidiano è il tributo che pagahiamo alla sicurezza della nostra "costruzione". Ma tutto ciò in in "Lost in Traslation" rimane tra i dettagli. Il film è non ha la presunzione di parlarci di questo. Non ci spiega nulla e non ci fa alcuna morale. Il film ci mostra in maniera semplice e sublime l'umanità di due persone che si scoprono e si piacciono. Si rispettano. E si attirano l'una tra le braccia dell'altro. Quell'abbraccio desiderato e temuto allo stesso tempo. Quel gesto meraviglioso e umano completamente nudo da qualsiasi titolo. Che sia "amore", "amicizia" o "sentimento platonico". Quell'abbraccio che i due desiderano per tutto il film non arriva mai, proprio per quelle cose che del film sono dettagli: il matrimonio e la quotidianeità fuori da una parentesi di vita. Quando alla fine Bob si decide, scende dal taxi, insegue Charlotte e la chiama:"ehi tu!". Charlotte si volta e tutto il mondo, paradossalmente, torna in equilibrio. Non c'è la solitudine dietro quell'abbraccio. Non c'è la fuga dalla quotidianeità perchè quello è proprio il momento in cui Bob sta tornando a casa e alla quotidianeità stanno tornando entrambi.
E non c'è desiderio nè peccato in quel primo e ultimo bacio, meravigliosa appendice di un infinito momento d'affetto. Non c'è niente di tutto questo nello splendido finale di Lost in Traslation. Ma c'è tutto.
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