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Buongiorno, notte

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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La recensione su Buongiorno, notte

di luisasalvi
8 stelle

Il titolo, da un verso di Emily Dickinson (“Buongiorno Mezzanotte / Sto tornando a casa / Il giorno si è stancato di me / come potrei io di lui?”.), adottato come titolo di una sceneggiatura scritta dal fidanzato di Chiara (Sansa), la brigatista carceriera di Moro (Herlitzka), cui il fidanzato, ignaro, si ispira per la protagonista della sua sceneggiatura, che è proprio quella che stiamo vedendo: lui ne offre il commento e la spiegazione, e l’autoreferenza giustifica gli aspetti onirici e la proposta di evasione di Moro, favorita e anzi sollecitata da Chiara. Una crisi di tutti gli ideali, da quelli democristiani di Moro, spudoratamente tradito dai suoi amici e difeso in modo freddo e convenzionale dal papa con un’invocazione alla clemenza che sembra un invito a non concederla, ma già applicato da Moro a sua volta con una lettera fredda e convenzionale (come denuncia Chiara, che ne piange, forse non solo di rabbia come lei dice), a quelli dei brigatisti che stancamente continuano in un’azione in cui non credono più, a quelli dei vecchi partigiani che  borghesemente cantano i loro canti partigiani ormai ridotti a ricordi formali, alle celebrazioni retoriche del comunismo ufficiale. Vissuto quasi senza parole, visto negli occhi e con gli occhi della protagonista.
Molti ricordi e lezioni felliniani, dal fondamentale (ma stranamente trascurato dalla critica) riferimento all’opera in fieri come in Fellini otto e mezzo, ai ricordi da incubo del fascismo. E come Fellini anche Bellocchio crea (ora) senza problemi di impegno politico di parte, suscitando proteste da parte di chi (come Alberto Facchini in www.spietati.it) lo vorrebbe sempre rigido militante arrabbiato. Che Moro venisse nobilitato dal suo assassinio assai più di quanto avrebbe potuto meritare Bellocchio lo fa dire dallo stesso Moro ai suoi carcerieri, ovviamente per convincerli a risparmiarlo; che fino all’ultimo resti un politico retorico anche di fronte alla paura per la propria morte glielo dice Chiara che pur vorrebbe liberarlo. Anche come impegno politico, dunque (anche in questo come Fellini), molto più efficace la sua denuncia morbida e implicita di quanto sarebbe stata una denuncia esplicita, fuori luogo e fuori tempo: come il film cerca di dire. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire.
Mi pare di trovare una conferma a queste mie considerazioni nelle dichiarazioni del regista in http://www.cineclick.it/recensioni/archiv/buongiornonotte.asp.

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