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Il crimine di padre Amaro

Regia di Carlos Carrera vedi scheda film

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La recensione su Il crimine di padre Amaro

di FilmTv Rivista
4 stelle

Celibato dei sacerdoti e i rovi della carne. Clero e potere. Preti contro e preti disciplinati. Pentimento e aborto. Preghiere e confessioni. Messa e peccato. Relazioni paraconiugali e disubbidienza. Questo film candidato, a sorpresa, nella cinquina per l’Oscar al miglior film straniero, non ha la fantasia e l’intelligenza cinematografica per prendere le distanze né dal feuilleton né dal modello delle telenovela. Il produttore Alfredo Ripstein ha impiegato più di trent’anni per realizzare questo progetto (resistenze politiche?) tratto da un romanzo portoghese scritto nel 1875 da José Maria Eça de Queirós (non si poteva cercare una fonte letteraria più vicina?). Il regista lascia cadere la banale sceneggiatura in un Messico abbastanza “esotico e tipico” da colpire superficialmente la sensibilità primaria dell’Academy. Il giovane padre Amaro (che ha l’aria malandrina di Gael García Bernal, Amores Perros e Y tu mamá también) arriva nella parrocchia di Los Reyes e, in rapida successione, scopre la relazione di Padre Benito con la titolare dell’osteria locale, un padre Natalio vicino alla “teologia della liberazione”, il puritanesimo di facciata della comunità, conosce la matta del paese, l’ipocrisia, i “mangiapreti”, la dolce e devota Amelia che sarà l’angelo tentatore e seduttore.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 13 del 2003

Autore: Enrico Magrelli

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