Regia di Ang Lee vedi scheda film
A giudicare dal trailer si direbbe che Hulk sia l'ennesimo blockbuster da estate americana proveniente da casa Marvel. A mano a mano, però, che le immagini scorrono, incatenate da un fantasioso quanto fenomenale montaggio che richiama i mitici comic-books, ci si rende conto che non è così: non si tratta infatti di un (super)uomo con (super)poteri col compito di sconfiggere i cattivi; Ang Lee sceglie di non prendere la strada intrapresa da Raimi (che comunque omaggia, con una scena in cui Hulk rimane aggrappato al sostegno di un ponte) e in parte da Singer e ripiega verso una storia dai toni piuttosto freddi e malinconici, fino a sfociare in un piccolo dramma (come dimostra, tra l'altro, l'affascinante teatralità della sequenza del dialogo tra i due Banner in mano ai militari). E' quello di un ragazzo che vuole scappare da se stesso, rinnegando la propria identità, cercando di mettere una pietra sul suo tragico passato, che improvvisamente compare col minaccioso e sinistro volto di Nick Nolte, e la trasformazione nel gigante verde è "solo" l'esplosione provocata dalla mescolanza dei suoi sentimenti e paure, la cui rabbia può essere fermata solo dalla dolcezza di Betty (una bellissima Jennifer Connelly). E' interessante l'idea di non creare - come è clichè di questo genere cinematografico - un incipit iniziale ed illustrarne le conseguenze in seguito; nel film di Lee infatti le cause vengono rivelate gradualmente e passato e presente si costruiscono come tessere in un mosaico. Peccato che quando questo va completandosi e ci si avvia verso lo scontro finale fra il gigante e i militari, persino il regista orientale incombe in grossi luoghi comuni e qualche colpo di scena telefonato. Senza nulla togliere alla creatura verde: un meraviglioso connubio di tecnica di animazione ed espressività.
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